Il Consiglio direttivo di Salerno di Confcommercio Campania ha chiesto un incontro urgente al Prefetto per segnalare la grande preoccupazione degli esercenti. “Sono già troppi i commercianti del settore abbigliamento, calzature e preziosi di Salerno e provincia che manifestano l’insostenibilità di tenere ancora le serrande abbassate nel caso di un eventuale nuovo prolungamento in zona rossa in Campania – è scritto nella nota inviata al rappresentante del Governo – una protesta spontanea che nasce dalla situazione di grandissima difficoltà del comparto che ha subito cinque mesi di chiusure e non riesce più a far fronte ai fitti, ai costi fissi e alle scadenze con i fornitori. Un vero e proprio allarme sociale che ci colpisce da vicino – prosegue la nota inviata al Prefetto – perché potrebbe sfociare in proteste difficili da gestire”. Confcommercio , nel rispetto dei suo ruolo di interlocutore sindacale, chiederà al rappresentante del Governo di sostenere la richiesta degli esercenti dei settori penalizzati dalle chiusure ad oltranza di essere equiparati agli altri che, vendendo spesso gli stessi articoli considerati di prima necessità, sono aperti a prescindere dalla zona di appartenenza. “Abbiamo finora rispettato e chiesto agli associati di osservare le regole imposte ma, adesso, intendiamo farci carico di un disagio che rischia di non essere più controllato. Sono centinaia le aziende che, se dovessero proseguire le chiusure forzate, rischiano di non riaprire più” – sostiene Marco Salvatore, Presidente Federmoda Salerno. Alla nota si aggiunge l’accorato appello di Michele Cicalese, Commissario Federpreziosi Campania: “Avendo già aderito alla protesta pacifica indetta dalla campagna nazionale “Il futuro non si chiude” diventa forte il nostro grido di allarme per manifestare il disappunto e far valere i nostri diritti. I gioiellieri non sono il problema, quanto più siano stati adottati, da sempre, tutti i protocolli necessari per garantire la tutela nostra e dei nostri clienti. Il problema resta a monte per quanto riguarda i parametri che generano le aperture e le chiusure delle attività. Dunque, andrebbe rivalutata la nostra posizione: siamo disposti a lavorare su appuntamento, ma dovrebbero permetteteci di farlo quanto prima”.
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