di Donato D’Aiuto*
Diciamocelo senza ipocrisie e falsi moralismi, viviamo in un Paese in cui se uno “ce la fa”, in tanti storcono il naso. Vale da chi diventa Presidente del Consiglio a chi compra una squadra di calcio, finanche a chi apre una nuova attività che va particolarmente bene.
L’invidia è un sentimento abbastanza diffuso. O, forse, leggendo tanti post sui social o articoli, sostituirei la parola “abbastanza” con la parola “molto”. Silvio Berlusconi non c’è più. Su di lui ognuno può avere l’opinione che vuole. Anche perché le opinioni sono, per definizione, personali. Non cercherò di convincere nessuno a cambiare la propria opinione né gradirei che nessuno imponesse la propria idea quasi fosse oro colato. Fermiamoci ai fatti. I fatti, per definizione, esistono e, pertanto, sono incontestabili. Silvio Berlusconi è stato per quattro volte Presidente del Consiglio dei Ministri (per un totale di circa nove anni); è stato Presidente del Consiglio Europeo; è stato Deputato dal 1994 al 2013; è stato Senatore dal 2013 fino alla sua morte; è stato Europarlamentare dal 2019 al 2022. Ma la politica rappresenta soltanto un pezzo di ciò che è stato Silvio Berlusconi. Berlusconi è stato il numero uno nell’edilizia partendo da zero (altro elemento caro agli invidiosi). Poi ha inventato la televisione nazionale commerciale. È stato editore di successo.
Per non farsi mancare nulla, è stato, alla guida del Milan, uno dei Presidenti più vincenti della storia del calcio.
Tutto questo – e tanto altro che sicuramente non poteva rientrare in poco più di trecento battute – è stato Silvio Berlusconi.
L’immortalità non è un concetto concreto, reale. L’immortalità è qualcosa di immateriale, è quella del ricordo di chi lo ha avuto a cuore e, anche, di chi lo ha odiato. Perché anche per odiare, occorre ricordare. E, talvolta, l’odio non si ferma neanche davanti alle porte della morte. L’immortalità è quella che si conquista nelle pagine dei libri, nei frammenti della storia. E Silvio Berlusconi è un pezzo di storia del nostro Paese. Piaccia o non piaccia. Simpatico o meno.
Chi si lamenta per i funerali di Stato non conosce la legge. Chi si lamenta delle troppe ore televisive passate a parlare di Silvio Berlusconi può anche cambiare canale.
Chi continua a gettare fango su un defunto è roso dall’invidia e non c’è nessun rimedio. Ma, soprattutto, continua a vivere nel passato piuttosto che pensare a progettare il futuro. Stavolta senza un nemico da combattere senza esclusione di colpi. Forse è quella la cosa più difficile.
*Segretario cittadino
Azione Salerno