Bavaglio alla stampa e caso Boccia - Le Cronache Ultimora
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Bavaglio alla stampa e caso Boccia

Bavaglio alla stampa  e caso Boccia

Di Michelangelo Russo

Meloni si sta muovendo come un elefante in un negozio di cristalli. Invece di tenere un profilo basso in attesa che il ciclone Boccia perda forza mediatica, mira a spostare il baricentro politico verso una mina ancora più pericolosa. La sicura reazione della stampa al divieto di pubblicazione degli atti richiamati dalle ordinanze di custodia cautelare. Un siluro alla libertà di stampa e uno, indiretto, all’odiata magistratura. Che è stata una messa all’indice, a inizio estate, dalla stampa più vicina al Governo e al padronato familistico di derivazione berlusconiana. L’affare Toti, con tutta evidenza, non è stato digerito per nulla dal Governo. Che non ha mancato occasione per spedire frecce avvelenate ai giudici di Genova. Fedele servitore dell’aria che tirava è stata quella stampa partigiana che, con titoloni di prima pagina, ha bollato i magistrati genovesi come ricattatori, perché negavano a Toti la libertà se non si dimetteva. Nemmeno Berlusconi osò mai tanto e con tanto clamore di titoli. Ora, tornando alla strana e sospetta contemporaneità dell’indubbio attacco alla stampa , di ieri, con le inquietanti notizie di presunti ricatti e ritorsioni endogovernative, pare, che la dottoressa Boccia rivela a puntate, prudenza avrebbe dovuto consigliare alla Premier di rintuzzare gli attacchi dell’opposizione con una linea di difesa di ufficio di Sangiuliano, vittima, come è stata prospettata, di una umana debolezza di uomo di mezza età, non particolarmente né alto né bello, di fronte a una sirena tentatrice giovane, alta e bella. Insomma, una vicenda più patetica che ridicola, e comunque un problema di pace domestica turbata dalla Circe di turno. Berlusconi, con l’affare della nipote di Mubarak, non aveva quella sorta di complicità maschile alla tolleranza che invece Sangiuliano, diciamo la verità, può ricevere. Quindi, questa era la condotta da seguire per Meloni: sminuire, smorzare, sorridere e accettare le dimissioni di Sangiuliano, cosa che ha fatto con ritardo. E invece no, nulla di tutto questo! Con l’inevitabile domanda che la stampa (e noi tutti) si farà con questo contrattacco sospetto. Per prima: che cosa veramente c’è dietro le allusioni della dottoressa Boccia? Ci sono ricattatori e ricattati nel Governo? Quali sono gli argomenti del presunto ricatto? Ma fa che dalle rivelazioni di Boccia possano uscire segreti inconfessabili suscettibili di inchieste penali? E se le inchieste possibili dovessero portare a misure processuali cautelari, il Governo non sta mettendo le mani avanti per far calare la censura sulle motivazioni, e le prove, di tali ipotetiche misure? Quello che è certo, e che il Governo mira, a parole, a difendere la privacy degli incolpati arrestati, ma in sostanza si indovina una chiara volontà di isolamento della magistratura. E’ il progetto Nordio, ma, ancor prima, era il Progetto di Licio Gelli. Che aveva come punti fondamentali il controllo delle notizie sui processi penali e la separazione delle carriere. Con un Pubblico Ministero controllato a vista da un CSM separato, distillatore delle nomine dei Procuratori Capo. Praticamente Netanyahu ha copiato Gelli. La sua incostituzionale lotta alla magistratura israeliana, con lui imputato di corruzione, è stata la prova di forza culminata nella tragedia di Gaza, con una guerra che Netanyahu non vuole chiudere per paura del processo. Anche se un processo forse lo avrà comunque, per genocidio. Il Governo nostro, sornionamente come in una Commedia all’Italiana, in fondo si muove sulla stessa linea del primo atto di Netanyahu. Cerca lo scontro con sfide di cui incerta è la sorte. Come in tutte le guerre, in cui si sa solo come si incomincia, ma si finisce sempre con i drammi. Certo è da spettarsi che, alle prime misure cautelari che dovessero esserci con disappunto del Governo, in qualche modo, ci sarà il silenzio assoluto sui motivi di quegli arresti. E nel silenzio e nell’ignoranza dei fatti, sarà molto più facile mettere alla berlina gli sfortunati magistrati che avranno ritenuto soltanto di fare il proprio dovere. Saranno chiamati, come è avvenuto, ricattatori!

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