Tra applausi scroscianti di un pubblico entusiasta, è calato il sipario su “Il maestro di cappella dei mendicanti”, un’opera contemporanea diretta, scritta e curata da Mariano Bauduin. Martedì 11 giugno, nell’Arena del Museo Nazionale di Pietrarsa di Napoli, suggestivo scenario che ha registrato, nell’ occasione, il tutto esaurito, si è tenuto l’ultimo dei due appuntamenti previsti, inseriti nel cartellone degli spettacoli del “Napoli Teatro Festival Italia” di quest’anno. Mariano Bauduin, napoletano specializzatosi al DAMS di Bologna in drammaturgia e diplomato in composizione al conservatorio San Pietro a Majella di Napoli, nonchè regista di celebri opere quali il Don Giovanni di Mozart al Teatro ABAO in Bilbao e il Don Pasquale di Donizetti al Teatro San Carlo di Napoli, ha magistralmente ideato una parodia in musica, o come lui stesso ama definirla, un pretesto per raccontare il malessere e il disagio del mondo culturale, musicale e teatrale che oggi viviamo. Il maestro di cappella dei mendicanti risulta essere quindi un chiaro ritratto del degrado culturale della Londra del ‘600 trapiantato ai giorni nostri. I costumi di Marianna Carbone in stile barocco si fondono con famosissime canzoni pop dei Beatles, come ad esempio Lucy in the sky with diamonds, alternate ad episodi di forte lirismo, per poi vertiginosamente passare a schiamazzi e a litigi degli attori in scena. Questa inconsueta alternanza di scene recitate e numeri cantati ispirati a generi più vari, spesso arricchiti da coinvolgenti coreografie in stile musical, hanno donato dinamicità e brio a quest’opera moderna, travolgendo costantemente il pubblico. Molto suggestiva anche la costruzione scenografica, a cura di Nicola Rubertelli che, in maniera efficace, ha riprodotto le prigioni di Newgate di Londra con numerosissimi oggetti di scena, di utilità sia pratica che decorativa, in grado di creare un gradevole colpo d’occhio. L’intero cast della compagnia de “Gli Alberi di Canto”, diretti dallo stesso Bauduin, è apparso capace di sostenere lo spettacolo sia nelle vesti di cantanti con un’ottima musicale, che in quella di attori. Davvero eccellente, ad esempio, l’esibizione del giovane soprano Federica Pagliuca nei panni di Lucy, che ha interpretato con impeto e slancio l’aria tratta dall’opera Il Flaminio di Giovanni Battista Pergolesi “Scuote e fa Guerra”. Ovviamente, un elogio particolare va all’attrice Antonella Morea, veterana del palcoscenico e conosciuta anche sul grande e piccolo schermo grazie alle sue partecipazioni nei film di Vincenzo Salemme, e al baritono Maurizio Murano, già noto al pubblico per le sue interpretazioni ne “La Bisbetica Domata”, “Il ritratto di Dorian Grey, Il Musical” e “Pergolesi in Olimpiade”. Applausi interminabili infine al talentuoso giovanissimo Armando Aragione al suo primo debutto teatrale, che con la sua voce delicata e la sua spiccata capacità interpretativa ha letteralmente stregato il pubblico.
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