di Carmine LANDI
BATTIPAGLIA. «Noi non presenteremo ricorso al Consiglio di Stato».
Dopo la bocciatura del ricorso contro lo scioglimento da parte del tar laziale, Cecilia Francese, presidente di “Etica per il Buon Governo”, getta la spugna.
E non perché non creda alla causa. Stavolta, infatti, la resa è consequenziale a una sorta di disincanto.
Al di là delle motivazioni alla base della sentenza, pubblicate due giorni fa, in anteprima, tra le pagine di “Le Cronache”, l’endocrinologa crede di ritrovarsi dinanzi «un verdetto già scritto».
«In seguito a questa vicenda – commenta la Francese – non riesco più a sentirmi rappresentata dalla giustizia italiana; ci siamo scontrati contro un muro, perché qualcuno, nel 2013, aveva già scritto questa sentenza e aveva già stabilito che Battipaglia fosse città di camorra».
La leader di Etica, movimento che, insieme a “Battipaglia Nostra” di Carlo Zara, aveva presentato, affidandosi all’avvocato Sara Di Cunzolo, il primo ricorso – poi se n’è aggiunto uno sottoscritto da Giovanni Santomauro e un altro voluto da Pasquale Tramontano e Pasquale Angione –, torna a parlare di “due pesi e due misure”: «a Roma, dopo Mafia Capitale, si sono inventati un commissariamento che affianchi il sindaco pur di non sciogliere il consiglio; quanto accaduto qui è assurdo».