di Arturo Calabrese
Forse un po’ azzardato il parallelismo, ma le basi ci sono tutte. A Persano i rifiuti speciali stoccati lì da anni sono andati bruciati, con tutte le ricadute del caso, e così anche a Battipaglia. Nella città della Piana del Sele si parla di qualche busta di spazzatura, al massimo qualche chilo, e non erano di certo speciali quei rifiuti, ma l’aria che si è sprigionata dalle fiamme non era certo pura e molto lontana dall’essere un toccasana. Su via Spineta, ed è e stato denunziato più volte, insistevano dei cumuli di rifiuti.
Lo hanno notato in tanti, tranne gli amministratori e coloro i quali sono profumatamente pagati per garantire la pulizia della città e cioè la società Alba. Un cumulo di rifiuti che adesso non c’è più, ma non perché chi di dovere abbia adempiuto al proprio compito, figuriamoci, ma perché qualcuno ha pensato di incendiare il tutto. Da qui, dunque, l’accostamento al disastro ambientale di Persano. Da tempo, i residenti della zona lamentano la presenza di quei rifiuti oltre che i classici olezzi, topi, insetti. Nessuno sente, forse nemmeno ascolta, e la micro discarica rimane lì fino all’epilogo: fiamme, fumo nero, odore di plastica, inquinamento ambientale e il problema è risolto. La spazzatura non c’è più. Rimane la cenere, certo, ma è un male minore. Insomma, la poca pulizia e la spazzatura in giro per la città continuano ad essere emergenze per Battipaglia, come continuano le spese di Palazzo di Città per i servizi che ovviamente non vengono offerti.
Pagati ma garantiti. Non c’è niente da fare, a poco valgono gli appelli della cittadinanza. Probabile, adesso, che dalle parti di Palazzo di Città o di via Rosa Jemma qualcuno si risenta di quanto scritto, è già successo. Il problema, però, è che ciò avviene per un articolo di giornale e non per i rifiuti abbandonati e poi incendiati, per il puzzo di plastica bruciata che i residenti devono respirare, per i pericoli per la salute pubblica. Ciò conta poco, molto poco. Se contasse, non si sarebbe arrivata al cumulo di cenere.