Baronissi città dell’accoglienza, arrivati i 40 profughi mandati a prendere dal Comune - Le Cronache
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Baronissi città dell’accoglienza, arrivati i 40 profughi mandati a prendere dal Comune

Baronissi città dell’accoglienza, arrivati i 40 profughi mandati a prendere dal Comune

di Monica De Santis

Sono giunti a Baronissi, dopo ben 30 ore di viaggio i quaranta profughi ucraini (ventuno donne, 19 bambini, di cui due neonati e tre cagnolini), recuperati dai volontari de Il Punto, alla frontiera polacca, con il pullman organizzato dal Comune di Baronissi, che era partito due giorni fa con a bordo medicinali e generi di prima necessità. Ad accoglierli il primo cittadino Gianfranco Valiante e altri volontari dell’associazione Il Punto, che immediatamente hanno sottoposto tutte e 40 le persone a tampone, riscontrando due positività al covid 19.

Dopo il tampone e le operazioni di sanificazioni per loro un pranzo caldo dopo tanti chilometri di viaggio e il calore di amministratori e cittadini. Per i bimbi, tantissimi giocattoli donati dalle scuole della città, da associazioni e cittadini che hanno voluto regalare un sorriso ai piccoli che scappano dalla guerra.

Una missione umanitaria – coordinata dal sindaco Gianfranco Valiante – che ha coinvolto tutta la comunità, che con generosità e affetto ha dimostrato ancora una volta un cuore grande! Poi l’abbraccio con i loro familiari, presenti da tempo nella cittadina della Valle dell’Irno. “Devo dire che sono i valori di questa splendida città, che quando c’è la necessità è sempre in prima linea. – ha detto il sindaco Gianfranco Valiante – Abbiamo organizzato questo viaggio in Poloni, dove un nostro autobus è arrivato con i volontari de Il Punto e con l’assistenza sanitaria, ed ha recuperato questi profughi. 33 di loro saranno ospitati da nuclei familiari di ucraini di Baronissi, altri nei comuni limitrofi, un solo nucleo familiare sarà ospitato dal Centro assistenza solidale, attrezzato dalla Prefettura”. Mentre il vice presidente de Il Punto Gianluca Di Rosa ha commentato…

“Le loro facce raccontano tutto, la tristezza, la paura per i mariti lasciati in patria a combattere. Sul pullman c’erano anche due sorelle, una incinta, l’altra con due bambine. Hanno pianto per mezz’ora. Non riuscivamo a partire, perchè non volevano partire, poi si sono fatte forza e ora sono qui insieme a noi. Ora ci stiamo organizzando per il prossimo viaggio”.