Avella: Amministrazione Napoli? Non sono soddisfatto - Le Cronache Attualità
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Avella: Amministrazione Napoli? Non sono soddisfatto

Avella: Amministrazione Napoli? Non sono soddisfatto

di Erika Noschese

Dell’amministrazione Napoli «non sono soddisfatto. Ma di questo parleremo nelle sedi opportune». Non usa giri dri parole il consigliere comunale di maggioranza Rino Avella, eletto in quota Psi e a capo della commissione Sport che in questi mesi non ha risparmiato stoccate alla stessa maggioranza. L’ultima, in ordine cronologico, relativa al cantiere sul corso cittadino, in ritardo di circa un mese sul cronoprogramma dei lavori. Consigliere Avella, lei parla di crisi del commercio. Cosa sta accadendo? «Il commercio è un comparto molto delicato a Salerno. Negli anni sono sorti grossi centri che intercettano buona parte della domanda. Negozi di vicinato ma anche le boutique di storiche famiglie Salernitane ne hanno risentito. La chiusura di palazzo Benetton è, simbolicamente, lo spartiacque tra una fase di grandi investimenti nel centro della città e quella successiva dello spostamento degli interessi della clientela altrove. Ora, più che mai, questa ultima fase va gestita con oculatezza ed intelligenza». Ci sono dei ritardi in merito ai lavori al corso cittadino, questo può peggiorare la situazione? Secondo lei l’amministrazione potrebbe intervenire in maniera decisiva per fronteggiare l’emergenza? «I commercianti dell’area interessata dai lavori lamentano un calo del 30% del fatturato da quando i cantieri sono stati montati. Un negozio di scarpe ha già chiuso. Abbiamo appreso che il cantiere resterà un mese in più rispetto al termine originario di consegna dei due tratti completati. Non so quanti commercianti potranno resistere senza una rimodulazione dell’area tale da permettere ai cittadini di fermarsi a guardare le vetrine. Cosa ora impossibile sia per l’esiguità del tratto pedonale che per le alte barriere adottate. Il 6 luglio inizieranno saldi e ci sarà la notte bianca. Questi operatori economici, che pagano i fitti più cari della città, vanno aiutati. Toccherà all’assessore Galdi, competente per materia, trovare in fretta la soluzione che tutti aspettiamo. Convochi la ditta e porto a casa il risultato». C’è chi dice che la sua assenza in consiglio comunale è dettata da malumori con la maggioranza Napoli. Cosa risponde? «L’Amministrazione comunale ha stretto un patto con i cittadini. Salerno va governata e quest’opera di indirizzo deve essere tangibile di giorno in giorno. Ogni consigliere è stato votato per produrre risultati. Quindi per ottenere risposte concrete ai mille problemi dei quartieri. Dal mio insediamento segnalo le grosse criticità nei comparti, in particolare, del verde pubblico e della igiene urbana, della viabilità, delle manutenzioni e di tanto altro. Non sono soddisfatto. Ma di questo parleremo nelle sedi opportune». Da presidente della commissione Sport quali iniziative vorrebbe mettere in campo per fronteggiare la carenza di impianti sportivi? «Mi batto ogni giorno per ottenere i fondi necessari alla ristrutturazione di un impianto rionale all’anno. Il primo dovrà essere simbolicamente quello di Vinciprova. L’attività di base è vitale per il benessere dei nostri figli. Ritengo allora giusto che i proventi dei fitti alle società sportive ed alle associazioni siano investiti, sistematicamente e per almeno l’80% nelle manutenzioni delle strutture. L’ho ribadito più volte in Consiglio comunale. È inoltre evidente che la città abbia bisogno di una struttura indoor polifunzionale ulteriore a quella prossima di Mariconda e di un nuovo campo da calcio ad 11 abilitato per le squadre dilettantistiche; campo che si affianchi al De Gasperi ed al Settembrino. Ritengo interessante la intenzione di ricostruire ex novo il Palatulimieri nell’ambito del più complessivo progetto Arechi-Volpe. Vedremo». Palazzetto dello Sport, crede possa essere la soluzione definitiva? «Salerno non può fare a meno di un palazzetto dello sport moderno e capiente che all’occorrenza diventi anche un palaeventi. Non credo che oggi in Italia esista un capoluogo di provincia che ne sia sprovvisto».