Erika Noschese
Aumenta la rata per la mensa scolastica ed i genitori annunciano battaglia. Le motivazioni dell’aumento sono riconducibile all’incremento di oltre il 13% del servizio mensa, dopo il nuovo affidamento predisposto da Palazzo di Città. La delibera di giunta, a firma dell’assessore alla Pubblica Istruzione del Comune di Salerno, Eva Avossa, risale al 30 agosto 2018, ragion per cui i genitori degli alunni hanno saputo dell’aumento a poco più di una settimana dall’inizio del nuovo anno scolastico. Tariffe, dunque, aumentate per la copertura delle spese ma variabili in base al reddito: inferiore a 3mila euro, i gentori sono esenti dal pagamento della rata, unica novità di quest’anno perchè fino agli anni passati, pur senza reddito, la famiglia avrebbe dovuto pagare il servizio mensa; dai 3mila ai 6mila euro, il carnet da 20 pasti è pari a 10 euro mentre il costo unitario è pari a 0.50 centesimi; dai 6 ai 9mila euro, il prezzo della rata per la mensa scolastica è di 29 euro mentre il costo unitario pari a 1.40 euro; per la fascia dai 9mila ai 15mila euro il carnet da 20 pasti ha un costo complessivo di 46 euro mentre il costo unitario di 2.30 euro; dai 15mila ai 24mila euro la rata scolastica che permette ai bambini di pranzare a scuola è di 68 euro mentre il prezzo unitario di 3.40 euro. La tassa “forte” è quella per il reddito superiore ai 24mila euro: la rata è di 90 euro con un costo unitario di 4.50 euro. Intanto, è scoppiata la polemica anche in virtù della decisione di ben 11 comuni d’Italia che hanno deciso di sospendere il servizio mensa per i figli di genitori che non hanno pagato la retta della refezione scolastica regolarmente. I restanti 34 comuni, invece, dichiarano di non rivalersi sui bambini in caso di genitori insolventi, ma di attivare un meccanismo di recupero crediti. A lanciare l’allarme per la decisione delle varie amministrazioni comunali è Save The Children illustrando il rapporto sulle mense scolastiche. Tra gli undici Comuni indicati nello studio dell’organizzazione internazionale c’è anche la città di Salerno, oltre a Brescia, Foggia, Milano, Novara, Palermo, Pescara, Reggio Calabria, Sassari, Siracusa e Taranto. Più in generale, nei comuni esaminati dal rapporto Save the Children sulle mense “le tariffe massime variano dai 2,5 euro (Perugia) ai 7,2 euro (Ravenna), le tariffe minime passano da 0,30 euro (Palermo) a 6 euro (Rimini). Il risultato di queste differenze è che una famiglia con un figlio in disagio economico (Isee 5.000 euro), sarebbe esentata dal pagamento solo in 10 comuni, mentre tra i restanti comuni le tariffe applicate variano da 0,35 euro a pasto di Salerno ai 6 euro di Rimini. In 26 comuni, tra cui quest’ultimo, si garantisce pero’ l’esenzione, e dunque tariffa 0 euro, per le famiglie in condizioni di necessità economiche se segnalate dai servizi sociali”, spiega l’organizzazione. Intanto, i genitori di diversi istituti scolastici, tra cui le scuole di Giovi, lamentano l’obbligatorietà della mensa scolastica, dopo la decisione della maggior parte dei genitori che hanno optato per il “si” perché, non aderendo alla mensa, si vedrebbero costretti a far cambiare istituto scolastico ai loro figli e, tra l’altro, a soli pochi giorni dall’inizio del nuovo anno scolastico che sembra avviarsi con il verso sbagliato, in virtù di numerose polemiche, lamentele e inagibilità di vari istituti scolastici della provincia di Salerno.