di Brigida Vicinanza
Inverno alle porte e come ogni anno il problema dei senzatetto che bussa. Ma ad aprire le porte spesso sono solo le associazioni, i volontari laici, che con le proprie forze e i propri fondi provano a trovare soluzioni per affrontare una delle emergenze più sentite a Salerno durante i mesi più freddi. “Il comune di Salerno dovrebbe lavorare in sinergia con noi, aiutarci in questa piccola “missione” e invece non lo ha mai fatto fino ad ora”. A sottolinearlo è Antonio Bonifacio, direttore dell’ufficio Migrantes della Diocesi di Salerno, ma anche laico-saveriano che si occupa dell’assistenza ai senza fissa dimora oramai da anni. “Ogni anno qui apriamo il primo novembre e chiudiamo a fine aprile e abbiamo disponibilità per 18 posti letto. Questo servizio è nato 8 anni fa per emergenza, perché a Salerno non c’era nulla. Abbiamo chiesto in giro per tutte le chiese salernitane e solo i missionari salesiani ci hanno dato possibilità di spazio. Attualmente anche ai Barbuti, centro della Caritas ospita 20 persone tra donne e uomini e poi al don Giovanni Pirone presso la parrocchia di San Giuseppe altri 20 posti letto. L’accoglienza a Salerno non è gestita e curata e non è interesse di nessuna istituzione o amministrazione. Non esistono strutture pubbliche che si preoccupano di accogliere senza fissa dimora, che siano italiani o stranieri”, ha sottolineato Bonifacio. Il problema però non è solo di extracomunitari, ma anche e soprattutto di salernitani, separati, che hanno perso genitori e lavoro e vivono per strada. “Non è un problema periodico soltanto. C’è anche chi è malato, chi ha bisogno di aiuto psicologico. Il Comune è un’istituzione che può e deve fare ancora molto, cercando di cogliere quella che è la realtà dei salernitani e del territori. Dialogare e capire le esperienze reali della strada, destinare energie e fondi per l’accoglienza degli ultimi. L’esperienza dei saveriani vive grazie al volontariato puro e una scelta dei Saveriani. Noi non chiediamo fondi, ma spingiamo affinché il Comune si occupasse e preoccupasse di queste persone con l’assistenza assidua e perenne”. I servizi sociali del Comune in ogni caso possono migliorare tanto in sinergia con le esperienze reali del territorio, questa la “richiesta” di aiuto da parte di chi si occupa incondizionatamente degli “ultimi” senza lasciarli soli. “Il mondo della strada è un mondo complesso, c’è anche chi non vuole e non può essere accolto. A Salerno ci sono circa 80 persone fisse in strada, non parliamo solo di migranti o clandestini, ma anche di italiani. Ma c’è una scarsa attenzione a questa problematica, la Chiesa e il volontariato si muove. Ad esempio il discorso delle docce è importante. Qui ad esempio non c’è un posto pubblico dove potersi lavare, che serve anche per dignità personale. Non c’è una scelta progettuale o di integrazione per i migranti che rimangono in città, ci sono cooperative e associazioni che si occupano della prima accoglienza e poi niente più”. Ora la speranza è quella che il Comune di Salerno possa prendere in considerazione l’appello e aprire le proprie porte ad un’emergenza sentita, soprattutto tra i salernitani e per i salernitani.