di Peppe Rinaldi
Cominciamo prima a dire cosa è successo e subito dopo che cosa accadrà. O, almeno, cosa potrà accadere dopo che ieri la Camera di Commercio di Salerno è diventata acefala.
In mattinata riunione di giunta, dove la partita è stata sostanzialmente chiusa con un accordo tra i membri sino a ieri al comando: Guido Arzano, ormai ex presidente della Cciaa, ha capito che i margini di sopravvivenza da assottigliati s’erano fatti invisibili ed annuncia di essere pronto a gettare la spugna dinanzi al Consiglio generale che l’attendeva di lì a poco: qualche screzio in giunta solo sulle modalità -dimettersi prima o dopo il dibattito- poi la decisione di attendere la discussione e dare la notizia.
E’ andata come era ormai nell’aria e come Cronache ha provato ad anticipare, spesso indovinando, nel corso del tempo: fazioni contrapposte, numeri insostenibili per continuare, defezioni improvvise e una rituale pugnalata dal compagno di cordata, Enrico Bottiglieri di Confesercenti, smarcatosi -pur votando a favore del consuntivo- dal destino congiunto di Confcommercio con dimissioni già programmate per la giornata all’insaputa di Arzano. Cose che capitano, nessuno scandalo.
Come non c’è scandalo nello stravagante voto a favore del bilancio ( «Ho visto i numeri, dovrei votar contro ma per “amicizia” voto favorevolmente…») di Agostino Gallozzi, già presidente degli industriali. Risultato: 15 voti a favore, 8 contrari mentre 5 escono dall’aula per far passare la manovra contabile. Anche Casola, ex membro del Cda dell’azienda speciale all’origine della fine, Intertrade, vota contro il bilancio consuntivo (il preventivo era già passato con 17 voti a favore). Mauro Maccauro, leader degli industriali ha votato contro.
La spallata vera è arrivata dagli artigiani, compatti come un sol uomo per buttare giù la cabina di comando della Cciaa: riuscendoci. In seguito alle dimissioni del presidente, anche i componenti della Giunta della Camera di Commercio di Salerno Antonio Ilardi (vice presidente), Enrico Bottiglieri, Pietro Caggiano e Giuseppe Gallo hanno formalizzato le dimissioni dai rispettivi incarichi.
Questa è, dettaglio più dettaglio meno, la cronaca.
Ora cosa accadrà: scongiurato -per adesso- il commissariamento se non fosse passato il bilancio, si tratta di eleggere un nuovo presidente e fare una nuova giunta. E qui cominciano i balletti, ne sentiremo di ogni tipo: di nomi e di indiscrezioni si abbonda ma si tratta di questioni di forma (per ora sarà il consigliere anziano, Antonio Beltolti, a guidare ad interim la Cciaa) perchè la sostanza è un’altra: ci sono guai grossi quanto una casa in Camera di Commercio, i bubboni Intertrade e Costa d’Amalfi hanno cifre da capogiro che nessuno, specie se a contesto inalterato, potrà sopportare, stanno per arrivare rogne dalla magistratura contabile (il segretario generale De Sio ha scritto e mandato due relazioni di fuoco di circa 150 pagine su Intertrade alla Corte dei Conti) e, verosimilmente, non soltanto visto che i milioni che non tornano sono parecchi (solo Intertrade pesa realmente per almeno 6 milioni di euro, al di là dei 650 mila ufficiali e offerti in pasto al pubblico) e prima o poi a qualche volto saranno imputati.
La gestione Arzano, indebolita anche dal mutato clima politico con un centrodestra che sconta condizioni spesso imbarazzanti, si chiude così, in attesa di capire le mosse di Vincenzo De Luca.
Ma non prima di aggiungere altri 300mila euro alla voragine generale dei conti : come scriveva ieri Cronache all’aeroporto hanno finito i soldi, dalla Cciaa è dunque arrivata l’ultima dazione per mantenere in vita la struttura e pagare i dipendenti dell’aeroporto dove non si vola. Poi il salto nel vuoto, sperando in sant’Enzo De Luca.
Inutile dire che anche la società consortile e la società di gestione dell’aeroporto seguiranno analoga sorte.