di Michelangelo Russo
L’articolo di testa di Cronache del 22 febbraio è stato una durissima critica, obiettivamente, ai presunti ritardi della magistratura inquirente salernitana su tante questioni rilevanti che coinvolgono l’intera comunità cittadina. Che ha bisogno di risposte giudiziarie che rivelino almeno l’attenzione, per quanto possibile, a vicende irrisolte tuttora, soprattutto nel campo dei pubblici appalti. Orbene, senza voler smentire il diritto della stampa alle polemiche ritenute giuste, voglio dire, da vecchio magistrato (in pensione), che non condivido le accuse generiche a un intero ufficio giudiziario, perché conosco per esperienza le infinite difficoltà, soprattutto delle Procure, ad affrontare in tempi accettabili il diluvio di denunzie e di emergenze che quotidianamente affliggono i Pubblici Ministeri. Nell’articolo citato c’è una affermazione diretta e sconcertante, che contiene una domanda del giornalista fondata, evidentemente, su una parte consistente dell’opinione pubblica, dopo l’archiviazione del Sindaco Napoli e del Governatore De Luca nel processo delle cooperative. Cronache dice che questa archiviazione ha aperto uno squarcio sui rapporti tra Comune di Salerno e Procura della Repubblica, interrogandosi su quali possano essere. Non ho mai letto un giudizio così duro in un giornale non faziosamente estremista o gruppettaro. E il giudizio è ancora più duro e allarmante quando il cronista elenca una serie di inchieste legate al mondo degli appalti pubblici; inchieste finite nel nulla, o del tutto mai avviate, o di cui, qualora fossero state avviate, non v’è segno alcuno della loro esistenza. E’ brutto, per un ex Pubblico Ministero di Salerno, leggere queste parole. Tanto più brutto in quanto il mio pensiero è discordante da quello dell’autore dell’articolo. So, per istinto e non per corporativismo di convenienza, che non esiste alcun rapporto tra il Comune di Salerno e la Procura della Repubblica. Piuttosto, quella che intravedo, da tempo ormai, è una sorta di stanchezza nel rincorrere le discutibili scelte delle amministrazioni locali sotto il profilo della verifica penale, soprattutto per ciò che riguarda il governo del territorio e gli appalti. In anni non molto lontani, le azioni del Comune di Salerno sono state bombardate letteralmente da inchieste spesso improduttive anche se dovute. Ma da tempo si avverte una specie di indifferenza agli allarmi di stampa su vicende pubbliche che appaiono opache alla stampa. E questo è un male corrosivo per il servizio giustizia. Negli anni ’80 e ’90 la Procura di Salerno aveva una sorta di controllo quotidiano su tutte le notizie giornalistiche. Lo animava il più volte citato, su queste pagine, collega Luciano Santoro, dapprima Sostituto e poi Procuratore Aggiunto. E Santoro era anche uno stimolatore dell’Associazione Magistrati, spesso da lui chiamata a far sentire la propria voce quando, a torto o a ragione, la stampa aveva voce critica sull’azione giudiziaria. In piena Tangentopoli, in prossimità di quegli arresti che colpirono la Giunta di Vincenzo Giordano, ad un tesissimo convegno sulla giustizia organizzato dallo stesso Sindaco, partecipò l’Associazione Magistrati rappresentata da Alfredo Greco. Questo a dire che l’Associazione non si tirava indietro nemmeno nei momenti più difficili. Oggi il silenzio quello che forse viene interpretato come la strada più opportuna. Ed è un errore fatale! Il silenzio può apparire colpevole indifferenza. Lo ha detto, con coraggio da applausi, la Preside Annalisa Savino di Firenze. Nel confronto, la sua lettera di altissimo valore civile e culturale possiede la forza di Davide contro la goffaggine partigiana e mediocre del Ministro Valditara in veste di Golia. E’ l’indifferenza apparente e il silenzio quello che sta seppellendo il ruolo di garante della legalità riservato alla Magistratura. E’ il silenzio e il sonno di capacità critica di lettura delle vicende pubbliche che ha alienato, alla fine, il favore della pubblica opinione alla Magistratura. Non le accuse becere, e interessate, del qualunquismo conservatore rivolte al protagonismo dei giudici. Sono le accuse dei furbi a beneficio del popolo dei fessi! Su questa base di silenzi tremebondi e di perdita del dibattito critico che animava l’intera Magistratura, e di converso le Procure, ha avuto la strada spianata la terribile Riforma Cartabia. Che ha accelerato la riduzione delle Procure al ruolo impiegatizio di ufficio smistamento pratiche. Perciò non sono d’accordo sulla lettura degli eventi fatta dall’articolo in questione, anche se ne apprezzo il coraggio di sfida e di stimolo alle risposte. Ripeto, non sono io a dover difendere la Procura. E’ l’Associazione Magistrati di Salerno che deve rispondere, smettendo quel ruolo di dopolavoro ferroviario in cui si lecca le ferite. E attingendo alla stessa storia dei suoi meriti in anni di cui ancora ci sono testimoni in servizio. Tra cui, ancora per qualche mese, il Procuratore Generale Primicerio.