“Antonio Monizzi racconta”: la nuova rubrica in rete - Le Cronache
Salerno

“Antonio Monizzi racconta”: la nuova rubrica in rete

“Antonio Monizzi racconta”: la nuova rubrica in rete

di Andrea Orza
“Antonio Monizzi racconta”, rubrica sino ad ora in rete sui canali Facebook e YouTube, esordirà dal vivo al Foyer Cafè il 17 aprile accolto da Gianluca De Martino. Prossimo all’evento Antonio, esperto storyteller si racconta. “ Questo talk show sarà il mio testamento alle prossime generazioni”, spiega Monizzi ancora incredulo per la probabile surrealtà di quella che lui piace chiamare ‘impresa”.
Perché chiamarla ‘impresa’?
“Forse il termine può risultare un tantino cavalleresco e ricordare un le gesta erranti di un paladino, ma dietro questa scelta lessicale c’è una solida teoria sociologica. Nel 1967, Stanley Milgram dimostrò l’effetto del Mondo Piccolo tramite un elegante esperimento. Ad un gruppo di statunitensi del Mid West venne chiesto di consegnare un pacco ad un estraneo che abitava nel Massachusetts senza conoscere l’indirizzo, riferendo solo informazioni generiche. Ciascuno avrebbe recapitato il pacco alla persona che avrebbe ritenuto più prossimo alla consegna. Si scoprì che nonostante le miglia di distanza a separare i cittadini americani dal destinatario vi erano solo 6 gradi. A mio parere si parlò di una piccola ‘impresa sociale’ così ho pensato di voler provare io stesso l’esistenza di un mondo piccolo qui nella nostra città.”
Come hai pensato al progetto?
“Sembrerà una tautologia ma ci ho pensato semplicemente pensandoci. All’inizio, ho abbozzato un talk chiamato “Proud to be a thinker”. Catturato dalla precettistica delle pietre miliari dell’economia moderna, ero stuzzicato dall’idea di condensare in pochi elementi dei manuali che io stesso consultavo. Poi l’insinuazione del dubbio. I matematismi economici avrebbero veicolato il messaggio?
Per intenderci. Divulgare la puntualità dei comandamenti commerciali mi avrebbe reso felice ? In sordina, è cresciuto un me in questi anni un capriccioso umanista, incline alle contraddizioni. Ho ragionato su come volessi vedere il mondo che mi circondava. A poco a poco, come una mungitura filosofica mi sono apparse persone ciacolanti, giocatori di briscola, un fisarmonicista, la mia amica Isabella Caliendo con il suo progetto Soundscape e molti altri ancora.
Quali aspetti salienti vorrai trarre dai prossimi colloqui?
“Vorrei seguire il flow. Non a caso ho anche pensato di accompagnare il talk ad una band di jazzisti anche loro all’insegna dell’improvvisazione. Preferirei infatti non strutturare le interviste ma sorprendere il pubblico così come l’ ‘interrogato con domande imprevedibili. Ecco forse vorrei cacciar fuori una persona, sagomare l’argilla e con il rasoio di Occam colpire nei punti giusti per trarre lo straordinario daimon che ci accompagna. Spero che anche gli spettatori restino intrigati e irrisolti dai contenuti e mi auguri di far breccia nelle loro milze, perché è lì che si agita rumorosamente l’inutile malanimo del mondo.”
Come ti senti rispetto all’impresa?
“Per adesso posso dirmi traboccante di vocaboli e di curiosità, dopotutto credo che questo sarà il mio lascito testamentario ai posteri. Inoltre aggiungerei che il fine dell’impresa è l’ospitalità oltre che l’amore per la nostra città. Siamo abituati a pensare Salerno come ad un paesaggio lagunare. Noi stessi non sappiamo se sentirci topi di campagna o topi di città. Quello che non si vede è che dietro le discrepanze forse inconciliabili si nasconde una pluralità degna di un quadro rinascimentale di quelli chiassosi pieni di coniglietti. In quelle tele anche la natura è immaginata, le uniche cose certe sono il movimento e la vita delle persone.”