Antonio Lanzetta, nuova penna del giallo italiano - Le Cronache Spettacolo e Cultura
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Antonio Lanzetta, nuova penna del giallo italiano

Antonio Lanzetta, nuova penna del giallo italiano

di Arturo Calabrese

Antonio Lanzetta fa di nuovo centro. “L’educatore” è una perfetta commistione tra romanzo giallo, thriller, poliziesco. Edito da Newton Compton Editori nella collana “Nuova Narrativa Newton”, è la quarta fatica dell’autore salernitano pubblicata dalla casa editrice romana. Il protagonista è un inquieto vicequestore di Salerno che dovrà fare i conti col suo passato. Fausto De Santis, questo il suo nome, è chiamato ad indagare su un primo delitto, l’uccisione di un giudice, e su una serie di morti sospette che seguono la prima, filo conduttore o elemento importante dell’indagine potrebbe essere una ricorrente serie di numeri. Tocca al vicequestore risolvere l’enigma, trovare chi sta commettendo i delitti. Troppi sono i collegamenti col passato, col suo passato tormentato. C’è un demone da sistemare o forse due. Con “L’educatore”, Lanzetta un livello alto nella letteratura portano l’asticella in un punto dove poche volte si riesce ad arrivare. Nel romanzo c’è l’inquietudine, ma anche la leggerezza, i rapporti umani, la realtà, la concretezza, l’aleatorietà, il tutto e il niente, ci sono eros e thanatos, segreti che devono rimanere tali e il cui svelamento riapre antiche ferite mai cicatrizzate. I protagonisti del romanzo sono il poliziotto e i suoi pensieri, ma anche i colleghi, donne e uomini veri e vivi, i respiri, i sospiri, le intuizioni. C’è la vita vissuta, quella di tutti i giorni, e ci sono le ambizioni umane, la hybris di cui in tanti si macchiano e che porta, come per Ulisse e Aracne, giusto per citarne alcuni, alla punizione non solo divina. I personaggi di questa sua ultima opera sono vivi e sono tra noi, non gli eroi perfetti ma gente comune con i problemi quotidiani di tutti. Altro grande protagonista è lo scenario in cui le vicende si svolgono: la città di Salerno respira nelle pagine, è un attore sempre in scena muto e parlante allo stesso tempo. Salerno c’è coi suoi colori, i suoi odori, il traffico, la tranquillità della notte, con le sue albe e i suoi tramonti, con le sue strade e i suoi vicoli, con il centro e con le periferie. Salerno è al tempo stesso cornice, personaggio e teatro. La descrizione dei luoghi li fa immaginare al lettore che li ignora e li fa riconoscere a quello più esperto. Entrambi, però, si ritrovano a camminare con il vicequestore per il centro storico e possono viverlo, possono sentirne pulsare il cuore. La scrittura di Lanzetta è incalzante, a volte riesce a togliere il fiato e ad altre volte dà ossigeno, in un continuo gioco di scambi, di concessioni e di privazioni. Una scrittura che lascia molto spazio all’immaginazione ma che contemporaneamente diviene ermetica, dando la necessità di continuare a voltare pagina. La longevità de “L’educatore” non è altissima, ma non si tratta di un aspetto negativo. È anzi un valore aggiunto perché il ritmo crescente obbliga il lettore ad andare avanti, a non fermarsi e instaura in esso una smania di tornare a quelle pagine quando una pausa diviene obbligatoria. Lanzetta conferma quanto espresso nelle altre opere e cioè anche Salerno e la sua provincia possano annoverare una penna capace di entrare tra i mostri sacri del genere.