di Erika Noschese
Dopo il rinvio delle elezioni (che si dovrebbero tenere tra il 15 settembre e il 15 ottobre ndr), l’amministrazione comunale avrebbe dovuto provvedere alla nomina di due nuovi assessori, in sostituzione di Nino Savastano ed Eva Avossa”. Lo sostiene, ribandendo a più riprese di non volerne fare alucna polemica, Antonello Di Cerbo, esperto del terzo settore, fondatore di Rete Solidale candidato al consiglio regionale della Campania con il Psi e poi passato in casa Pd. Di Cerbo chiarisce di non essere intenzionato ad una candidatura al consiglio comunale di Salerno, come invece si vocifera da tempo perché, chiarisce “per fare politica ci vuole tempo e io non posso sottrarlo ancora al mio lavoro. Ho già dato”.
Esperto del terzo settore, cosa manca oggi alla città di Salerno nell’ambito delle politiche sociali?
“Manca una visione. Oggi parlare di politiche sociali e non accostare la parola sanità, dunque senza avere una visione socio-sanitaria dei problemi, soprattutto dopo il Coronavirus, è da stupidi. C’è bisogno di una visione che metta insieme i due mondi, ancora separati per volontà politica; esiste ancora il Comune, il piano di zona, l’Asl, una burocrazia inutile per il cittadino. Oggi Salerno ha bisogno di una svolta e di una visione, senza polemica alcuna”.
Alle passate elezioni regionali, l’assessore alle Politiche Sociali del Comune di Salerno è stato eletto a Palazzo Santa Lucia. Secondo lei, chi potrebbe portare avanti il lavoro dell’assessore Savastano?
“Io penso che c’è anche un altro problema: c’è la poltrona di vice sindaco lasciata vuota da Eva Avossa (ora in parlamento dopo le dimissioni dell’onorevole Minniti ndr). Io nono so se quest’amministrazione riesce – con tutta la solidarietà e la vicinanza – ad arrivare ad ottobre senza due pilastri importanti. È un problema serio, di giunta perché mancano due persone. Dato che le elezioni sono state rimandate ad ottobre sarebbe opportuno nominare due nuovi assessori, questo fa parte della logica comportamentale del buonsenso che spesso, in politica, non esiste. Fossi stato in Napoli, subito dopo il rinvio, avrei nominato il sostituto di Eva Avossa e di Nino Savastano ma mi sembra che non sia questa la direzione. Si tira a campare”.
Se potesse indicare un nome, chi vedrebbe a capo delle Politiche Sociali?
“Io spero che in questo settori si superino la logica residuale che la danno per accontentare qualcuno ma solo a chi ha un curriculum, una storia. Le Politiche sociali sono fondamentali anche per la progettazione dei fondi europei e noi abbiamo bisogno di persone capaci, nei posti giusti ma la politica dimostra che non avviene mai così. Un esempio su tutti è dato dal fatto che chi prende più voti fa l’assessore ed è sbagliato: oggi nel 2021 deve fare l’assessore chi è più bravo, a prescindere dai voti; questa logica della meritocrazia deve tornare al centro dell’agenda politica”.
Quali sono gli errori commessi dall’amministrazione Napoli?
“Io credo che l’errore più grande è mantenere una persona assessore nel momento in cui si candida alla Regione e continuare anche dopo l’elezione in consiglio regionale. È un’anomalia, ma senza polemica. La logica prevede l’etica morale: nel momento in cui una persona si candida deve dimettersi o farlo subito dopo la vittoria; ora, con il rinvio delle elezioni, bisognava nominare subito i due nuovi assessori. Sono fatti oggettivi da discutere in maniera democratica e civile”.
Quanto ha penalizzato il suo settore la pandemia?
“Tantissimo, basti pensare che il 70% dei morti, ad oggi, sono tutti ultra 70enni. Se le persone fragili sono quelle che vivono nelle rsa, quelle che hanno superato i 70 anni, gli oncologici, i dializzati li stanno vaccinando adesso. Questa è una tragedia italiana, nella prima fase abbiamo pagato un isolamento totale, si erano dimenticati delle Rsa mentre nella seconda fase non c’è un aiuto concreto: tutti i presidi di prevenzione covid non vengono aiutati nell’acquisto e costano molto. I ritardi nei pagamenti ci sono sempre, i soldi arrivano sempre su conferenze stampa ma sui conti correnti arriva poco e niente. Questo è un quadro di speranza nel futuro, affinchè cambi qualcosa e noi che gestiamo il disagio storico siamo stati doppiamente penalizzati”.
Il suo no ad un’eventuale candidatura al consiglio comunale è definitivo? C’è qualcosa che le farebbe cambiare idea?
“No, non sono candidato. Darò una mano se ci saranno candidati giusti che fanno politica per passione e non per interesse; che non fanno politica per lo stipendio a fine mese; quel valore vero che aveva la politica: si deve trovare prima un lavoro stabile e poi si mette a fare politico mentre negli ultimi 30 anni è cambiato, chi non trova lavoro si mette a fare politica”.