Con una comunicazione inviata a Cronache l’Anifa, associazione di categoria che rappresenta anche numerose imprese funebri, spiega che “non esiste alcun titolo abilitativo perché la norma regionale non è applicabile in quanto viola le disposizioni del legislatore nazionale e la Costituzione”. Di conseguenza, scrive il segretario di Anifa, Paolo Rullo, “tutte le autorizzazioni devono essere rubricate a Scia”. Poi l’attacco. “In regione Campania il libero mercato dell’attività di onoranza funebre è sempre stato mortificato da fenomeni che nulla avevano a che vedere con l’abusivismo. Il fenomeno che ha sempre limitato il libero mercato dell’Onoranza funebre è stato il racket dei funerali, in alcuni casi di matrice camorristica. In territori come quello di Casoria (venuto alla luce da vere cronache giornalistiche) l’onoranza funebre poteva essere svolta solo da alcuni soggetti che oggi sono al 41bis. Solo grazie all’opera delle procure e dei tribunali Campani è stato possibile liberare tali mercati. Oggi la vera notizia da dare sarebbe questa: Come mai la regione Campania nel momento in cui l’effetto delle Procure liberava il mercato dell’Onoranza Funebre ha ritenuto necessario adottare norme illegittime il cui risultato è riportare il livello di concorrenzialità del mercato ai tempi prima dell’azione delle Procure? I carabinieri dovranno fare i Bliz ai funerali o negli uffici Suap che illegittimamente rilasciano fantomatici “titoli abilitativi”?”.
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