di Erika Noschese
«Sono un ex dipendente dello storico sodalizio,fortemente rammaricato perché un luogo di quella importanza resta ancora chiuso». Delusione, amarezza e rammarico sono gli stati d’animo che emergono dalle parole pronunciate da Aniello Melfi, ex cerimoniere del Casino Sociale in servizio per venti anni, dopo l’interrogazione presentata dal consigliere di opposizione del Comune di Salerno Roberto Celano da cui è emerso che i fondi sarebbero stati dirottati su altre attività. «Si potrebbe realizzare un bando gara per privati disposti alla ristrutturazione ed all’affido del luogo. Da persona pratica faccio un esempio: parco del Mercatello affidato a privati che lo usavano per business facendo piscine, campi da tennis, giostre e così via ma a disposizione di tutti. Ecco, sarebbe stata una svolta importante per la città e per i cittadini e lo stesso discorso si potrebbe fare per i luoghi storici di proprietà del Comune come le sale del Casino Sociale o il Castello Arechi – ha dichiarato Melfi che per l’ennesima volta lancia una proposta all’amministrazione comunale – Quelle sale, affidate alle persone giuste, porterebbero introito e si potrebbe ridare vita ad un luogo che ha segnato la storia della città, fruibile anche dal Comune ma semplicemente affidato ai privati che potrebbero mettere in campo numerose attività». Melfi, oggi, si occupa di altro ma non ha mai dimenticato il Casino sociale, luogo che porta nel cuore tanto da aver deciso di mettere a disposizione del Comune o eventualmente di un privato la sua esperienza per riaprire la struttura. L’ex dipendente, già in passato ha lanciato diverse proposte: conferenze a pagamento per i club di spessore come Lions, Leo, Rotary e così via; concertistica del Conservatorio di Salerno; sala prove per il Conservatorio o il teatro; visite guidate per le scolaresche; visite guidate per i crocieristi che arriverebbero in città; iniziative di concerto con il teatro Verdi per mettere a disposizione sala bar, ristorante e così via; gastronomia; sala per matrimoni civili; presentazioni di spessore; cene di gala; sfilate di moda; feste private; collaborazioni cinematografiche; mostre e così via. Una serie di proposte che permetterebbero al Casino sociale di avere una sua autonomia, anche dal punto di vista economico, restando nelle disponibilità dell’amministrazione comunale.
«È come tener chiusa la Reggia di Caserta o il Palazzo reale», ha detto ancora l’ex cerimoniere che a suo tempo presentò anche una relazione storico-artistica perché, ha chiarito, «l’errore che si commette ancora oggi è ritenere quelle stanze separate dal teatro ma così non è perché nascono insieme». Per Melfi, infatti, «sono monumenti culturali della città di Salerno» che vanno tutelati, non dimenticati e, ha detto ancora, «sono a disposizione del Comune, metto a disposizione il mio tempo e la mia esperienza. In quel Casino sociale ho trascorso momenti magici, indimenticabili e oggi faccio fatica a dimenticare quegli anni, resterò per sempre innamorato di quella struttura».