di Erika Noschese
Rafforzare e promuovere il mondo del terzo settore. È questo uno degli obiettivi di Sodalis Csv, l’associazione di volontariato guidata dal presidente Agostino Braca. Recentemente, la Csv ha firmato un protocollo di intesa con l’Ufficio distrettuale di Esecuzione Penale Esterna di Salerno. E proprio su questo protocollo firmato che si è concentrata la puntata di Le Cronache Live che ha visto protagonisti Michele Pepe, vicepresidente del Csv che ha seguito l’attività del protocollo; Adamo Desiderio, volontario della protezione civile San Lorenzo – Sant’Egidio del Monte Albino, una delle organizzazioni di volontariato impegnata ad accogliere minori e adulti che hanno commesso un reato e che scontano una parte della pena presso l’organizzazione con attività di volontariato; Giulia Attianese, assessore alle politiche sociali del Comune di San Egidio del Monte Albino, uno dei pochi comuni ad aver attivato questo tipo di servizio direttamente con l’Ufficio distrettuale; Imma Soriente e Raffaele Marrazzo, marito e moglie ed entrambi assistenti sociali, volontari presso l’associazione Papa Charlie. “La Csv ha come fine principale quello di erogare servizi alle associazioni di volontariato e con i fondi che provengono dalle associazioni bancarie. Vengono promosse soprattutto, per le organizzazioni stesse, iniziative che servono a far crescere il volontariato”, ha dichiarato Pepe, evidenziando che il mondo del volontariato ha bisogno di fare rete. La Csv ha sportelli territoriali per assistere le organizzazioni nelle loro esigenze, con incontri settimanali per facilitare il rapporto tra l associazioni e il Csv che, a breve, aprirà uno sportello a Sala Consilina proprio per facilitare al massimo il lavoro dei volontari. “Offriamo assistenza completa, dal punto di vista legale, economico ma, soprattutto, tutti i procedimenti relativi anche ai corsi di formazione, agli aggiornamenti”, ha poi aggiunto il vice presidente della Csv. Tra i comuni più virtuosi per quanto riguarda lo strumento della messa alla prova c’è sicuramente Sant’Egidio del Monte Albino, rappresentato dall’assessore Attianese. Il Comune ha sottoscritto due convenzioni, in questi anni: uno con l’ufficio Uepe di Salerno e l’altro con il tribunale di Nocera Inferiore. “Nel 2016, su impulso dell’allora sindaco Nunzio Carpentieri abbiamo deciso di adottare questo percorso, fortemente voluto da tutta l’amministrazione comunale, perché si tratta di un’opportunità per tutte le persone coinvolte in procedimenti penali non gravi e che vivono la messa alla prova attraverso un servizio di pubblica utilità, sia per adulti che con minori”, ha chiarito l’assessore alle Politiche Sociali. “Il valore più alto della messa alla prova è quello di concedere una seconda opportunità alle persone”, ha poi aggiunto l’assessore che lancia un appello alle istituzioni affinché tutti possano aprirsi a questo strumento. Dal 2016, sul territorio di Sant’Egidio, sono stati messi alla prova – dopo il programma di trattamento stabilito dall’Uepe – più di 20 persone, tra adulti e minori che, da un monitoraggio fatto, solo una persona ha sentito la necessità di continuare per 22 mesi mentre i minori spesso vengono collocate presso associazioni sportive per esperienze di arbitraggio, attività sportive. In questo ambito, ruolo importante lo giocano anche le associazioni, come confermato da Desiderio, volontario della protezione civile San Lorenzo – Sant’Egidio del Monte Albino che ha presentato Aniello, un giovane de La Spezia che “incappato in un incidente di percorso dopo una vita senza mai commettere alcun reato, mai preso una multa neanche con l’auto, ora è parte attiva della nostra associazione”, ha infatti detto con orgoglio. E proprio Aniello ha confermato quanto l’attività di volontariato gli abbia cambiato la vita, impegnato – in questi mesi – presso l’hub vaccinale o nella consegna dei pacchi spesa alle famiglie indigenti, colpite dall’emergenza Covid. I ragazzi affidati alla protezione civile sono spesso minorenni. Aniello ha già ampiamente superato le ore che avrebbe dovuto compiere nell’arco del mese, grazie al supporto dei volontari dell’associazione. “Dal 2012 ad oggi, circa 30 i casi che abbiamo seguito ma gli ultimi tre sono stati i migliori, per noi è una vittoria vederli rientrare nel mondo della scuola e del lavoro e alcuni di loro, alla fine, decidono di restare in associazione per portare avanti l’associazione di volontariato. “Finito il percorso non andrò via”, ha chiarito Aniello, con orgoglio e soddisfazione anche per l’impegno profuso presso il centro vaccinale di Corbara, la consegna di farmaci a domicilio, pacchi alimentari o bombole d’ossigeno. Altro pezzo fondamentale del puzzle della rete sono proprio gli assistenti sociali: Raffaele e sua moglie Imma sempre più spesso si ritrovano ad aiutare queste persone, anche sotto il profilo lavorativo. “Noi svolgiamo un ruolo di prima accoglienza, conoscitivo con l’utente prima di intraprendere il percorso di messa alla prova e il conseguente reintegro all’interno della società”, ha dichiarato Raffaele Marrazzo, sottolineando che spesso i ragazzi non accettano il percorso da fare e “ci troviamo di fronte a ragazzi della nostra età che mettono un muro davanti che noi cerchiamo di abbattere”, ha detto ancora Imma Soriente. E tanti sono i ragazzi che, alla fine, non solo hanno concluso il percorso ma sono riusciti a trovare lavoro e ricominciare una nuova vita. I ragazzi in messa alla prova, spesso, decidono di diventare volontari a loro volta e mettersi al servizio degli altri.