Andate a votare - Le Cronache Attualità
Attualità Campania

Andate a votare

Andate a votare

di Erika Noschese

Sei candidati alla presidenza della giunta regionale della Campania, 180 candidati al consiglio regionale. Oggi e domani i cittadini campani sono chiamati al voto per scegliere il nuovo presidente della giunta regionale e il rispettivo consiglio. Dopo dieci anni di gestione deluchiana, per la Campania inizia un nuovo corso: un’esperienza intensa e complessa che vedrà affacciarsi sempre più figuranti pronti a imporsi sui protagonisti. Liberarsi dell’ombra di De Luca non sarà semplice, forse impossibile, a meno che non prenda forma un suo ritorno nella Salerno che considera casa, come vice di Napoli o indossando nuovamente la fascia tricolore. Eppure ciò che oggi va ribadito è che “il voto è personale ed eguale, libero e segreto. Il suo esercizio è dovere civico”. Dentro questa frase, scolpita nell’Articolo 48 della Costituzione, non c’è soltanto l’affermazione di un diritto inalienabile, ma il richiamo a una responsabilità che nessuno può eludere. L’atto stesso di recarsi alle urne, già di per sé gesto di fiducia nelle istituzioni, si compie questa volta in un clima di saturazione mediatica e politica che rischia di soffocare il significato più autentico della democrazia. Mai come in questa tornata elettorale si è avuta la sensazione che il numero di chi pretende di parlare – candidati, listini, commentatori – abbia quasi superato quello di chi conserva ancora la volontà di ascoltare. La campagna è stata una cassa di risonanza eccessiva, un vortice di promesse e attacchi che ha trasformato il confronto in un rumore di fondo fastidioso e continuo. Proprio in questo mare magnum di voci e simboli, il principio del voto “eguale” assume la sua massima forza. Al netto dei sondaggi, il vero vincitore rischia di essere l’astensionismo, sempre più alto, sempre più significativo nel segnare la distanza tra chi non crede più nella politica e chi invece continua a nutrire un residuo di speranza. In queste settimane è stato detto tutto, forse troppo, eppure una verità incontestabile va ribadita: chi oggi sceglie di non votare non ha diritto di lamentarsi delle sorti della Regione per i prossimi cinque anni. Il voto in cabina dura un minuto, ma quel minuto pesa come un lustro. Chi rinuncia all’urna consegna il proprio futuro nelle mani di chi saprà mobilitare persino pochi voti. Ed è per questo che ciascuno di noi ha il dovere sacrosanto di entrare in quella cabina, matita alla mano, e decidere il destino della propria terra. Il voto di uno studente, quello di un operaio, di un professionista o di una madre: ogni croce sulla scheda ha lo stesso valore giuridico, la stessa dignità democratica e la stessa capacità di orientare l’amministrazione regionale dei prossimi cinque anni. È l’unica vera arma di cui ogni cittadino dispone per incidere sulla gestione della sanità, dei fondi europei, dei trasporti e delle politiche per il lavoro in una Regione complessa e vitale come la Campania. Non si tratta soltanto di scegliere un nome, ma di esercitare quel “dovere civico” richiamato dalla Costituzione, un dovere che impone di superare stanchezza e disincanto per partecipare al processo decisionale. È un gesto di responsabilità verso la comunità, un atto di libertà contro ogni forma di pressione e un esercizio di giudizio personale contro la tentazione di delegare. In un’elezione così carica di tensione e di incognite, l’unico augurio valido è quello che la consapevolezza del proprio diritto e dovere guidi la mano degli elettori. E per chi si appresta a raccogliere l’ardua eredità di questa battaglia politica, non resta che concludere, riprendendo le parole di chi ha vissuto in prima persona le asperità della politica campana, con un augurio schietto e diretto: “Buona fortuna, guagliò!”