di Andrea Pellegrino
Mentre a Napoli scoppia il caso Ncd, a Roma Lorenzo Guerini convoca i segretari regionali e provinciali in vista delle prossime elezioni amministrative. Presente anche Salerno con il segretario provinciale Nicola Landolfi ed il responsabile enti locali del Pd Salerno, Giuseppe Lanzara. Il caso più complesso pare sia quello di Napoli. Oltre alle primarie, ed alla candidatura di Antonio Bassolino (mal vista dai renziani), la grana più grossa sarebbe rappresentata dalla volontà del Nuovo Centrodestra di partecipare alle primarie (seppure la notizia sarebbe stata poi smentita dal coordinatore regionale Gioacchino Alfano) o di far parte comunque della coalizione di centrosinistra. E nel mentre nel capoluogo partenopeo la fibrillazione era alle stelle in casa democrat, al Nazareno Lorenzo Guerini ribadiva il concetto: «Udc e Ncd possono stare con noi». A Salerno il “laboratorio” è già in corso. In Provincia l’amministrazione Canfora governa insieme all’Udc e sostanzialmente ciò accade anche al Comune. In vista delle prossime elezioni pare sia cosa fatta anche con il Nuovo Centrodestra che dovrebbe essere inglobato nel contenitore preparato da Scelta Civica. Qui non dovrebbero esserci primarie (sono state fissate il 20 marzo in tutta Italia) perché fondamentalmente Vincenzo De Luca dovrebbe calare il nome e chiudere la partita. Il dubbio più grosso resta legato alla presentazione o meno della lista Pd. Cosa che non è mai avvenuta a Salerno, benché gran parte del Consiglio comunale ed ex sindaco – oggi governatore – siano tesserati del Partito democratico. Ma su questo pare sia già arrivato il pressing da parte della rinnovata segreteria regionale, dove i deluchiani sono praticamente assenti, eccezion fatta per Fulvio Bonavitacola, ripescato come «membro di diritto», per la sua veste di vicepresidente della giunta regionale, ma senza «poteri di decisione».
Lorenzo Guerini annuncia che si voterà il 12 giugno per le amministrative e l’otto novembre per il referendum costituzionale. Il 20 marzo – salvo improvvisi cambi di rotta – ci sarà il “Primarie day” ed al vaglio ci sarebbero anche alcune modifiche in merito alla platea dei partecipanti, mentre pare superata la «norma anti Bassolino».
Sulle alleanze Guerini tiene le porte aperte. Nessun veto sui moderati, anzi le esperienze già consolidate potranno proseguire, così come potranno essere costruite alleanze che rispecchiano le forze di governo.
«Non bisogna considerare le primarie un totem, un obbligo – spiega Nicola Landolfi – Escluderle dove ci presentiamo come “uscenti”. Prenderle in considerazione dove non abbiamo governato, come estrema ratio, ma lavorando a candidature di forte impatto unitario, di coalizione, senza dover ricorrere a un meccanismo che, nel recente passato ci ha fatto del male, non solo elettoralmente». Quanto alla coalizione, il segretario provinciale dice: «Bisogna evitare di costruire gruppi dirigenti regionali che somiglino a “tavoli regionali trattanti” e favorendo l’efficienza organizzativa dei nostri gruppi dirigenti. Il “partito di governo” deve organizzare il “partito che governa”, nell’autonomia, ma senza farsene controparte».
«Massima cura – rincara Landolfi – nei rapporti con l’area moderata, senza trasformismi, e le esperienze civiche, di movimento. Da questo punto di vista fa sorridere la polemica contro il “partito della Nazione”. E che dovremmo essere il partito della Mongolia? Per vincere dobbiamo essere centrali, essere il “partito delle città”, unire le comunità che vogliamo amministrare senza prepotenze e senza forzature. Nelle città grandi dobbiamo affrontare il primo turno per fare il pieno e, possibilmente, vincere; essere pronti, ai ballottaggi, a dialogare con tutti. Per questo non dobbiamo avere ansia e fretta per trovare i candidati ma, anzi, dare sempre di più, alla nostra iniziativa, un carattere aperto».