Come ogni anno, arrivano puntuali le elezioni amministrative anche nel Cilento e ogni periodo che passa conferma sempre di più le parole che Giuseppe Tomasi di Lampedusa magistralmente scrisse nel suo Gattopardo. “Perché tutto rimanga com’è, bisogna che tutto cambi” diceva il giovane rivoluzionario Tancredi allo zio, di contro conservatore, Principe di Salina. Scritto tra il 1954 e il 1957, per poi essere pubblicato nel 1958 dopo una lunga vicissitudine, il romanzo racconta le vicende del principe durante l’Italia del Risorgimento, un periodo che porterà poi all’Unità sotto i Savoia. La frase che spesso si sente dire durante le elezioni o a risultato ottenuto è stata fin troppe volte citata e per la maggior parte anche senza il giusto senso. Il luogo dove le parole di Tancredi trovano spazio e sembrano scritte oggi è il Cilento, terra magnifica dove tutti vorrebbero vivere, almeno stando ai commenti social sulle bellezze della cascata o di un piccolo borgo, ma dal quale invece si scappa. E chi se non la classe politica ultra decennale ne ha le colpe? Se chi amministra avesse adottato le giuste iniziative per creare posti di lavoro, oggi non ci sarebbe lo spopolamento, ma questo è un dato di fatto incontrovertibile che può essere messo per un attimo da parte. La presentazione delle liste di sabato scorso per la tornata elettorale dell’8 e 9 di giugno ha fatto tornale con tutta la sua forza il Gattopardo.
A parte qualche eccezione, i nomi sono sempre gli stessi. Gente candidata cinque anni fa, dieci anni fa, quindici anni fa. Donne (poche) e uomini (tanti) che continuano imperterriti a presentarsi agli elettori, ripulendosi la faccia e facendosi trovare nuovamente in lizza per la corsa a Palazzo di Città. È il caso di Perdifumo dove, ad esempio, il coriaceo Vincenzo Paolillo è nuovamente lì. Dopo la sfiducia e il tradimento ad opera di Nazario Matarazzo, che questa volta non è finalmente della partita, il “dottore” ci riprova. Ad appoggiarlo parte di coloro i quali hanno amministrato negli ultimi anni a Perdifumo, portando a casa i risultati che sono sotto gli occhi di tutti e cioè nessuno. Ma pezzi da museo a parte, diversi i casi nel Cilento nei quali a concorrere è una sola lista. Senza nulla togliere ai candidati, non è di certo colpa loro se non c’è capitale umano, in questi casi la democrazia è veramente garantita? L’elettore che si reca a votare non ha libertà di scelta perché può solo votare per l’unica lista o al massimo può annullare il suo voto oppure lasciare la scheda in bianco.
È un controsenso, ma la legge lo ammette ed è una campagna elettorale come tutte le altre, con tutti i privilegi annessi per chi concorre come, ad esempio, i permessi a lavoro. Insomma, possono cambiare nomi e volti, simboli, motti, parole, voci, ma tutto rimane e rimarrà com’è. Per un domani veramente diverso servirebbe un cambiamento radicale che può partire, come inizio, nella cabina elettorale. È il cittadino ad avere l’arma più forte: quella matita che pare esile ma che ha una forza straordinaria. Ovviamente anche quella attuale è già un’occasione persa dato che sotto al sole c’è davvero poco, ma un primo segnale può essere dato. Ora o mai più.