Al Ghirelli di scena Zuppa di Sasso - Le Cronache
Spettacolo e Cultura teatro

Al Ghirelli di scena Zuppa di Sasso

Al Ghirelli di scena Zuppa di Sasso

“La condivisione di risorse e di cultura è farina che sfama popoli da qualsiasi fame” con questa frase tratta da Zuppa di Sasso di Accademia Perduta Romagna Teatri e Tanti Cosi Progetti in scena sabato 9 aprile ore 17 al Teatro Ghirelli di Salerno, la rassegna Young a cura di Casa del Contemporaneo e Le Nuvole si congeda dal suo pubblico di bambini (dai 3 anni) e famiglie per questa stagione invernale. Un universo zoomorfo di grande divertimento, per uno spettacolo di teatro di figura, originale e coinvolgente che restituisce il piacere dell’ascolto. “L’accoglienza è un sentimento che dovrebbe generarsi dalla capacità di ascoltare” – dichiara in una nota Morena Pauro, curatrice artistica Young e aggiunge – “Per questo abbiamo dedicato in questa stagione tanta attenzione al racconto e alla narrazione per oggetti di cui anche Zuppa di Sasso è un esempio magistrale. Il tempo nei racconti orali – come il testo cui questo spettacolo si ispira – è sospeso e di conseguenza il luogo dell’azione si trasforma, diviene un luogo universale in cui il pubblico si abbandona alla possibilità di vedere quello che sulla scena non c’è. Gli oggetti inanimati prendono vita, attraverso la tecnica di relazione con l’attore, l’animazione, il movimento che in questa produzione raggiunge livelli molto alti. Un ‘arrivederci alla prossima stagione’ di forte impatto per le bambine ed i bambini che con i loro genitori ci hanno seguito quest’anno”. La storia è semplice ed anche nota. Un viandante non trova ospitalità nel villaggio in cui è arrivato per la paura e la diffidenza degli abitanti. E così al centro della piazza del paese, mette a bollire qualcosa in una pentola. La curiosità prende il sopravvento sulla diffidenza e ben presto tutti desiderano aggiungere qualcosa. Ma quale sarà stato il primo ingrediente segreto? Alla gran festa finale partecipano tutti allegramente, condividendo il poco che ciascuno ha da cui scaturisce, conviviale, un bene comune. “Abbiamo trovato ispirazione nelle trame del tessuto popolare fitto di storie, racconti, aneddoti di coloro che – in un passato non troppo lontano e sempre attuale – tentavano di ritornare a casa, di solito a piedi e senza risorse, e incontravano gli abitanti di villaggi sul loro percorso” – riferiscono gli autori Antonella Piroli e Danilo Conti, quest’ultimo anche in scena – “Ma non è nella figura del protagonista, umano o animale che sia, da ricercare il significato o la morale della storia, quanto in quello che questa figura è in grado di lasciare nei personaggi che restano. Quando il sospetto e la paura lasciano il posto all’accoglienza, a sentimenti veri come il piacere dello stare insieme unito alla bellezza della condivisione che avevano dimenticato o abbandonato”. Un’atmosfera calda in cui la luce tremolante del fuoco cattura l’attenzione di chi è in sala, in particolare i più piccoli, che riconoscono il piacere e il coinvolgimento dell’oralità anche grazie ad una selezione musicale, curata da Antonella Piroli, che detta i tempi del racconto e crea il dialogo, divenendo protagonista al pari di attori e oggetti, realizzati, quest’ultimi, dalla Scuola Arti e Mestieri di Cotignola con Massimiliano Fabbri che ha ideato e realizzato in particolare le bellissime, strabilianti, piccole e grosse, maschere e sagome.