di Gino Liguori
Padre Candido Gallo ha lasciato la vita terrena. Si è spento all’età di 94 anni, nel giorno del suo compleanno. I frati cappuccini di piazza San Francesco gli avevano preparato una grande festa, così come meritava. Festeggerà in cielo, tra gli amici e i confratelli che lo hanno preceduto e nel cuore di tutti coloro che lo hanno conosciuto, apprezzato e gli hanno voluto bene. Padre Candido non va via, il suo spirito resta tra le corsie del suo ospedale e dei suoi ammalati, cui ha dedicato una intera vita senza mai prendere una pausa. Settant’anni! Settant’anni donati, quasi consacrati esclusivamente agli ammalati, vissuti tra le mura dell’ospedale cittadino, prima al vecchio Ruggi d’Aragona, poi al più moderno San Leonardo. L’ospedale era la sua casa, nel vero senso della parola poiché per Padre Candido vi era all’interno un piccolo appartamento. E da quel suo posto di “lavoro” non si è mai mosso. Non ha mai visto l’Italia, se non il suo paese di nascita, Altavilla Silentina, poi le mura del convento di Cava de’ Tirreni dove entrò a undici anni, quindi Eboli dove studiò dal 1943 al 1950 e dove prese Messa. Da quel momento solo ospedale, ogni giorno, per portare una parola di conforto a tutte le persone ammalate e bisognose. La sola vera uscita da quelle mura fu per continuare a compiere la sua opera di aiuto e conforto, nel 1954 durante i terribili giorni della Alluvione, giorni intensissimi vissuti insieme ai suoi confratelli, Padre Claudio di Zenzo, Padre Andrea, Padre Gaudenzio, Fra’ Generoso, opera per il quale ricevette il plauso ufficiale dell’allora Presidente della Repubblica Luigi Einaudi. Aveva una voce splendida Padre Candido, da tenore leggero, voce solista nel coro dei francescani. Poi un giorno, appena passati i diciotto anni, perse la voce, completamente. Dovette lasciare la musica e il canto, e in conseguenza anche la predicazione. Gli ci vollero anni per recuperare appieno, ma non cantò più. Si dedicò invece alla scrittura, pubblicando moltissimi libri, nei quali raccolse episodi dell’Alluvione, accadimenti della vita in cui sentiva di poter rilevare l’accorata presenza di Dio, ed anche una preziosa storia proprio degli Ospedali Salernitani dove ha ripercorso, attraverso otto secoli, la storia dell’assistenza ospedaliera nella città di Salerno, dalla fondazione voluta da Matteo D’Aiello nel 1183, fino ai giorni nostri. Una ricerca preziosa cui si accostano “Il figlio della… 194”, “Monsignor Francesco Saverio Pedagna”, “Le novelle dell’Acquafetente” dedicato al suo paese d’origine, e ancora altri titoli tra cui ci piace ricordare per la loro particolarità “Esegesi di una vocazione”, “Salerno ore 1,52” volume nel quale sono raccolti ricordi ed episodi di quella brutta notte tra il 25 e 26 ottobre 1954. Ma la sua opera più grande Padre Candido Gallo l’ha scritta tra gli ammalati, tra i letti dell’ospedale, tra le sofferenze e le gioie, tra il dolore e la fatica degli operatori sanitari che oggi lo salutano con commozione e che ritroveranno quella sua casetta vuota. Apparteneva più alla sua Altavilla Silentina, Padre Candido, o al nosocomio salernitano? Non conta saperlo. Forse perché il piccolo frate francescano dalla lunga barba bianca era di tutto l’amore che ha donato alle persone che ha incontrato, cui ha stretto la mano durante le sofferenze, cui ha rivolto una parola buona, che ha accompagnato nel momento più difficile della vita di ciascuno di noi, il passaggio verso Nostro Signore. Un viaggio interminabile per il piccolo frate, fatto di chissà quanti chilometri percorsi a piedi tra migliaia e migliaia di letti, forse un giro del mondo, chi lo sa! A noi piace immaginare che lo abbia accompagnato sempre la più semplice e bella delle esortazioni di Cristo: “Non abbiate paura”. Non possiamo pensare ad altro modo per comprendere tanta forza in un così piccolo uomo che si è fatto gigante della fede per amore di Dio. I funerali oggi, giovedì, nella Chiesa di Piazza San Francesco, alle ore 10,30. Grazie Padre Candido per quello che hai fatto. Sarà anche quest’ultimo sarà un buon viaggio, piccolo, candido frate.