di Antonio Manzo
E’ morto in una terra lontana, ma è già arrivato in quella di Dio che presidia la terra sconfinata degli “ultimi” della storia. Don Aldo Trento non è più. È morto in Paraguay laddove ha guidato per 35 anni la missione cattolica di Asuncion con la fondazione della Fraternità si San Carlo di Comunione e Liberazione. Don Aldo Trento con la sua missione sacerdotale ha accolto i poveri, i senza tetto, i malati terminali della nazione sudamericana. In poche parole gli “scartati” della società. La vita di don Aldo cambiò dopo l’incontro con quattro ragazzini battipagliesi di Comunione e Liberazione. Lui nella vita passò dalla insoddisfazione per un mondo nuovo perfino cercato tra le file di Potere Operaio per incontrare poi, provvidenzialmente, la “strana compagnia” di don Luigi Giussani che mise il Cristianesimo alla prova facendo uscire migliaia di giovani dal tunnel della insicurezza, della paura e dello smarrimento costruito dalla rivoluzione giovanile del ’68. Divenne sacerdote don Aldo e a Battipaglia, insegnò religione al liceo scientifico dal 1974 al 1975. E nel 2009 festeggiò la cittadinanza onoraria che vollero conferirgli a Battipaglia con tutti gli ex studenti del “suo” liceo e grazie alla sensibilità del sindaco di Salerno dell’epoca, Vincenzo De Luca, in un affollato teatro Augusteo, tutti potettero conoscere la sua esperienza di vita e di fede. Ed oggi, tra gli alberi di “lapacho” dove sono già spuntati i fiori con lo spettacolo di colori bianco, rosa e giallo don Aldo è morto a pochi giorni dal Natale e dall’Anno Giubilare. Il villaggio degli “scartati” della società peruviana è a 40 kilometri da Asunciòn il paese della fattoria San Michele fu visitato da Papa Francesco, con un fuori programma, nel corso della visita in America Latina il 10 luglio 2015. Don Aldo, di origini bellunesi, è morto ad 88 anni e ai suoi amici ha detto che vorrà essere seppellito nel centro di Asunción insieme ai poveri, ammalati di aids e bambini finiti con malattie terminali. Pagine importanti della vita di don Aldo Trento sono state aperte nella comunità salernitana sia a Battipaglia, che a Bellizzi e nella testimonianza a Salerno voluta da Vincenzo De Luca nel teatro della città. Varrà la pena ricordarlo per essersi speso nella sua vita ai bisognosi in Paraguay distinguendosi per una instancabile opera di carità cristiana. Don Aldo è morto nei giorni in cui il cinema offre l’ultimo film di Pedro Almodovar, La stanza accanto, che racconta la storia di Martha malata terminale di cancro che decide di non voler arrivare al fondo della sofferenza. Sarà lei a stabilire la data della sua morte. E’ solo una interpretazione del dolore mai un inganno nella vita vissuta da don Aldo, passata a curare, guardare nei volti e, alla fine, benedire da mendicante del cuore l’ultima tragica sofferenza degli “scartati”. Disse un giorno, scrivendo nel 2018 a Gesù Bambino: “Io non sarò giudicato da Dio per la lista che porto di virtù umane e cristiane, ma rispetto alla carità. Per cui ti chiedo di potermi guardare come mi guardi Tu, con tanta tenerezza, senza mai dimenticare che i miei peccati sono la ragione del Tuo farti uomo, della Tua nascita a Betlemme”. Vengono da me perché da me non c’è niente di bello, solo dolore: bambini violentati, prostitute, malati di Aids, malati di cancro, barboni… “Insomma – disse – tutti i “rifiuti umani”. Non c’è niente di bello. Di bello c’è solo una cosa: uno sguardo che guarda questi poveretti per quello che sono, perché sono anch’essi figli di Dio. Li abbraccio, e non mi importa se sono coperti di vermi. Tre volte al giorno incontro i miei moribondi, mi inginocchio davanti ad ognuno di loro e li bacio. E fa niente se non mi metto il camice o i guanti, perché penso sempre: «È Cristo! E io dovrei mettermi i guanti per stringere la mano a Cristo, o mettermi la mascherina per baciare Cristo?».”