Ieri mattina debutto del giovane tenore nella Vedova Allegra dei giovani del Teatro Verdi. “Guardo a Luciano Pavarotti, per il suo canto sempre elegante, dalla parola sempre bene chiara. Poi, fra i grandi di un passato non molto recente, Corelli”.
Di LUCA GAETA
Debutto per il secondo cast, ieri mattina, al teatro Verdi di Salerno, per la Vedova Allegra dei giovani, voluta dal Conservatorio di Musica “G.Martucci”, per porre in luce i tanti musicisti che aspirano a far carriera nel mondo della musica e del teatro. Abbiamo incontrato l’altro Conte Danilo, Achille Del Giudice, appeal tardo ottocentesco, in scena e anche un po’ nella vita.
L.G. Come ti sei avvicinato al mondo della lirica?
A.D.G. Ascolto la lirica da quando ero bambino. Piaceva molto ai miei nonni e così ho avuto modo di familiarizzare sin da subito con questo genere e i diversi cantanti d’opera.
L.G. Quando hai deciso di voler intraprendere questo percorso?
A.D.G. Ho iniziato a cantare nel coro della mia Parrocchia a Nocera, dove fortuna ha voluto che a dirigere il coro fosse Padre Enrico Buondonno: grande compositore! Ho iniziato proprio in quel contesto ad approcciarmi al canto, per poi proseguire con gli studi, prima in modo privato e poi in Conservatorio, dove attualmente sto terminando il Biennio specialistico in Canto, con la Maestra Laurenza.
L.G. Quale figura, fra i diversi didatti con cui hai studiato, ha lasciato un segno profondo nel tuo essere cantate?
A.D.G. Direi tutti, o meglio, ognuno di loro ha saputo trasmettermi la propria esperienza personale e il proprio bagaglio di conoscenze. Sicuramente uno fra tutti è il Maestro Piero Giuliacci. Con lui ho avuto una significativa crescita vocale ed interpretativa.
L.G. Quali sono “le voci” a cui ti ispiri?
A.D.G. Sicuramente Luciano Pavarotti, per il suo canto sempre elegante, dalla parola sempre bene chiara. Poi fra i grandi di un passato non molto recente, Corelli. Fra i tenori emersi dalla nostra terra il grande Nunzio Todisco. Inoltre, diversamente da come si possa credere per un tenore, non mi sarebbe dispiaciuto avere una voce da baritono. Amo molto i ruoli baritonali, su tutti Germont e Scarpia ed uno fra i mie interpreti preferiti è Renato Bruson.
L.G. Cosa caratterizza la tua interpretazione del Conte Danilo?
A.D.G. Il Conte Danilo è senza dubbio un dissoluto, libertino, come tanti esempi già presenti nel teatro lirico: ma è un Conte! Quindi ciò che caratterizza Danilo per me, è sempre l’eleganza e la nobiltà, intesa prima come “d’animo”, che di casata.
L.G. Quali sono state le tue sensazioni quando hai affrontato l’audizione con il Maestro Oren per questo ruolo?
A.D.G. Ho avuto la fortuna e l’onore di conoscere musicalmente il Maestro Oren nelle diverse produzioni al Teatro Verdi di Salerno, dove lavoro da diversi anni in qualità di artista del coro. Trovarmi ad affrontare un’audizione con lui per questo ruolo, ha rappresentato un momento di crescita, vissuto non senza ansia, anche perché sono stato il primo dei tenori ad essere ascoltato.
L.G. Cosa ti proponi per il futuro?
A.D.G. Di terminare il Biennio in canto, infatti a dicembre ho la Laurea. Poi, inizio due produzioni con il Teatro Verdi di Salerno, in qualità di artista del coro: “Il Trovatore” e “La Bohème”. In seguito vorrei preparare diverse audizioni, sia da comprimario, che ruoli.