di Andrea Pellegrino
E’ filato liscio come l’olio fino alle dichiarazioni di Luigi Di Maio dopo le consultazioni a Montecitorio. Giuseppe Conte già brindava al suo bis dopo il patto con Zingaretti e le consultazioni cordiali, all’ ora di pranzo di ieri, con il Partito democratico. Alle 15 circa la mazzata per MaZinga che arriva direttamente dal capo politico del Movimento 5 Stelle: venti punti (dieci in più rispetto a quelli elencati al Colle), decreto sicurezza blindato e l’ultimo pesante ultimatum: nessuna trattativa sui punti del programma del Movimento 5 Stelle. Prendere o lasciare. Ed in più, altra condizione: la consultazione su Rousseau, prima naturalmente di ritornare al Quirinale. Uno stop alle spedite trattative che avevano caratterizzato la nascita del governo giallorosso, arrivato ad un passo dalla formazione con l’individuazione dei ministri chiave. Al punto che un cronoprogramma prevedeva la salita del premier incaricato Giuseppe Conte al Colle già ad inizio settimana prossima. Naturalmente non è detto che non possa essere ancora così ma sicuramente le parole di Di Maio pesano come un macigno in questo weekend politico che sarebbe dovuto essere di fine crisi ferragostana. Nel Movimento 5 Stelle c’è da superare lo scoglio Rousseau ma anche e soprattutto lo scetticismo della base e di quanti sui territori temono accordi con il Pd anche a livello locale. E’ il caso della Campania dove a chiarire la posizione, in vista delle prossime regionali, è stata la stessa capogruppo in Consiglio regionale del Movimento 5 Stelle, Valeria Ciarambino che ha giurato: mai con Vincenzo De Luca. Ma le stesse difficoltà si avvertono anche nei comuni, a partire da Salerno città. Il mutismo autoimposto dai Meetup (solitamente molto attivi) e dai parlamentari salernitani lascia presagire che MaZinga sia abbastanza indigesto. Secondo indiscrezioni alcuni di loro (soprattutto parlamentari) avrebbero convocato gruppi di amici per discutere sul da farsi nei prossimi giorni mentre in bilico ci sarebbero i ruoli di governo dei salernitani Angelo Tofalo e Andrea Cioffi, rispettivamente sottosegretari – del governo Conte I – alla Difesa e al Mit. Oggi, comunque, nuova giornata di trattative, con il Partito democratico che resiste ancora a tutto. L’obiettivo resta quello di allontanare quanto più possibile le urne.