di Erika Noschese
«Salerno un caos totale». A denunciarlo sono le associazioni Liberamente Insieme, Io Salerno e il comitato civico Salviamo gli Alberi che parlano di «evidente incapacità» da parte dell’ente comunale, l’apparato burocratico, le classi imprenditoriali e professionali nel cercare «una soluzione ai tanti problemi della città, arzigogolando su argomenti del tutto effimeri e privi di un effetto concreto in favore della vita di tutta la comunità». Al centro delle polemiche, infatti, ci sarebbe la mancanza di idee progettuali mirate a valorizzare le ricchezze del territorio, quali l’ambiente, la cultura, la storia o la tradizione a favore di una cementificazione selvaggia che sta colpendo il territorio salernitano. Numerose sono state fino ad ora, le richieste – seppur inascoltate – di una Salerno compatibile e sostenibile che possa garantire lavoro, sviluppo e migliorare, di conseguenza, migliorare la qualità della vita e della salute. Il vero problema sembra però essere ancora una volta il viadotto Gatto anche in virtù dell’incidente verificatosi pochi giorni fa e «quotidianamente oggetto di rilievi per la sua pericolosità e di cui nulla si sa circa la sua stabilità», come denunciano le associazioni e il comitato secondo cui questa situazione riguarderebbe tutta la città con tir e autoarticolati che transitano in ogni dove. «La città non può vivere assediata dai tir che si inoltrano attraverso le poche strade mentre i più accorti Comuni di Vietri, Cava, Nocera e la Società Autostrade, hanno vietato il transito sulle proprie arterie – dicono poi i membri delle associazioni – Né, la città, può vivere assediata dai container che transitano per il porto diretti ad altre aree, lasciando qui la “parte sporca” del lavoro; quella che distrugge territorio e ambiente, ricchezze comuni di tutti e di cui tutti hanno diritto di godere». Ad oggi inoltre sono circa una decina le diffide presentate da cittadini e associazioni per chiedere l’approvazione obbligatoria del piano traffico senza però alcun riscontro da parte dell’amministrazione comunale per scongiurare altri pericoli che potrebbero essere causati da opere potenzialmente pericolose come il traforo di Porta Ovest, ancora al centro di problematiche di ordine giudiziario (processo penale per presunte irregolarità), ambientale ed idrogeologico che «costituisce l’ultimo anello di una catena che può spezzarsi definitivamente lasciando la città nel degrado e nell’invivibilità con tutte le possibili ripercussioni negative sulla intera Comunità», hanno sottolineato poi. Da qui l’appello ad una riconversione produttiva che possa mettere in primo piano gli interessi dei cittadini, distribuendo lavoro e profitto oltre ad offrire un futuro migliore equo e solidale nell’interesse di tutti. Intanto, le associazioni e i comitati sono a lavoro per elaborare una proposta innovativa che parte da una mutata interpretazione della funzione portuale della città e che potrà veramente dare inizio ad una nuova stagione di speranze per tutti.