L’alleanza del clan Cesarano con quello dei Pecoraro Renna era finalizzato anche al controllo del “pizzo sui fiori” ed al trasporto di bulbi e materiale florovivaistico vario. Ad accertarlo è stata l’inchiesta della Dda di Napoli che ieri mattina ha portato all’esecuzione di sette misure cautelari (4 in carcere e tre ai domiciliari). Tra i destinatari dell’ordinedi custodia vi sono due salernitani: Francesco Mogavero, vertice del clan Pecoraro Renna e attualmente detenuto per altri motivi presso la casa circondariale di Rebibbia e Ivano Cammarota alias Orsetto finito ai domiciliari. L’ordinanza emessa dal Gip del tribunale di Napoli, Emilia Di Palma è stata eseguita nei confronti di: Giovanni Cesarano, detto “Nicolino”; Luigi Di Martino, detto “il profeta”; Luigi Di Martino detto “cifrone”, Aniello Falanga (tutti i carcere); Ivan Cammarota , detto “orsetto”, Vincenzo Melisse, detto “taccarella”, Francesco Mogavero (domiciliari). Mogavero e Di Martino, a fine aprile erano stati raggiunti da un’altra ordinanza di custodia cautelare in quanto ritenuti tra i mandanti dell’omicidio dell’imprenditore di Pontecagnano Aldo Autuori, trucidato dinanzi ad un bar del centro picentino nell’agosto di quattro anni fa. Che vi fosse una sorta di alleanza tra i Cesarano ed i Pecoraro Renna era noto da tempo, fin dalla fuga dall’aula bunker di Salerno di Ferdinando Cesarano. Rapporti che, alla luce delle risultanze investigative si erano, intensificati e divenuti di natura econimica. Il provvedimento eseguito ieri mattina giunge al termine di un’articolata attività di indagine – coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Napoli ed eseguita congiuntamente dai Carabinieri del Nucleo Investigativo di Torre Annunziata e dai Finanzieri della Compagnia di Castellammare di Stabia. L’attività investigativa ha preso il via nel 2014, quando in concomitanza con la scarcerazione del boss Luigi Di Martino (alias “o’profeta”), elemento apicale del Clan Cesarano, furono registrati all’interno dell’area denominata “Mercato dei fiori”, la zona florovivaistica più importante del Sud Italia sita tra i Comuni di Castellammare di Stabia e Pompei, una serie di episodi di natura estorsiva che, tuttavia, non trovavano diretti riscontri e conferme da parte nei commercianti del posto che negavano di aver mai ricevuto richieste in tal senso, a dimostrazione del clima di vessazione ed omertà che contornava gli operatori del medesimo “Mercato dei fiori”, intimoriti al punto da non esporre denuncia nemmeno a fronte di evidenze investigative. Le indagini immediatamente avviate in sinergia dall’Arma dei Carabinieri di Torre Annunziata e dalla Guardia di Finanza di Castellammare di Stabia permissero di identificare con certezza gli esattori del clan ed accertare che le somme estorte venivano consegnate “il 10 di ogni mese” dagli imprenditori operanti all’interno del medesimo “Mercato dei fiori”. Gli operatori economici che non pagavano venivano violentemente percossi a scopo intimidatorio anche da appartenenti ad altri clan. A tal riguardo, venivano ricostruiti i rapporti d’amicizia tra gli affiliati dei “clan Cesarano”, operativo tra Pompei e Castellammare di Stabia, e “Pecoraro – Renna”, operativo invece nella Piana del Sele e nei Picentini. Oltre ad imporre il racket nella sua forma tradizionale con pagamenti a cadenza mensile, le indagini hanno dimostrato che gli indagati avevano altresì appositamente creato la società “Engy Service Srl”, un’azienda di intermediazione trasporti, allo scopo precipuo di avere il monopolio delle spedizioni di fiori, bulbi e vasellame, provenienti prevalentemente dai Paesi Bassi, con annesso scarico merci che veniva effettuato all’interno del “Mercato dei fiori” e successivamente instradato verso l’intero Sud-Italia. In particolare, dalle intercettazioni emergeva chiaramente che la predetta società era considerata dagli imprenditori del settore “l’agenzia delle gang”, poiché aveva imposto un rapporto di vera e propria “esclusiva commerciale” nel settore della logistica, sia per i trasporti che per lo scarico merci, anche in ragione della capacità intimidatoria derivante dalla parentela del titolare con il citato Di Martito Luigi. Pina Ferro
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