Estorsione e usura, clan Zullo a giudizio. Quasi tutti gli imputati compariranno il prossimo 31 maggio dinanzi ai giudici del Tribunale di Nocera Inferiore, Solo alcuni hanno scelto il rito abbreviato che sarà discusso il prossimo 31 maggio. Le ordinanze a carico del gruppo furono emesse nello scorso mese di settembre. Il provvedimento giunse a conclusione di una lunga e complessa attività investigativa iniziata nel novembre 2015, nell’ambito della quale erano stati già emesse misure cautelari personali. In particolare: il 29 maggio 2017 erano stati arrestati per i delitti usura ed estorsione aggravati dal metodo mafioso Zullo Dante, Porpora Vincenzo e Zullo Vincenzo (nella foto) ; lo scorso giugno furono sottoposti alla misura della custodia in carcere dieci persone per il delitto di associazione finalizzata alla vendita e cessione di sostanze stupefacenti. E’ stata, infatti, ricostruita la struttura e l’operatività di una associazione di stampo camorristico, facente capo a Zullo Dante. In estrema sintesi questo gruppo criminale, composto complessivamente da undici persone, si avvaleva della forza di intimidazione del vincolo associativo e della condizione di assoggettamento e di omertà che ne deriva per commettere plurimi delitti di usura aggravata, abusiva attività finanziaria, estorsione aggravata, trasferimento fraudolento di valori, violenza personale, nonché per conseguire il controllo ed in modo indiretto la gestione di attività economiche. L’operazione portata a termine evidenziò l’esistenza di tre gruppi criminali. Numerosissime furono le perquisizioni poste in atto. Un secondo gruppo, composto da ulteriori cinque persone, era abitualmente dedito alla commissione dei delitti di usura aggravata e di estorsione, talora con ricorso al metodo mafioso. Un terzo gruppo , con la partecipazione di ulteriori undici persone, aveva la finalità di gestire una vasta piazza di spaccio sul territorio di Cava de’ Tirreni. Fra i numerosi indagati non attinti dai provvedimenti cautelari si evidenzia un elevato numero di persone che rispondono dei delitti di false dichiarazioni al pubblico ministero e di favoreggiamento personale, a riprova della forza intimidatrice esercitata dai componenti delle tre associazioni.
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