di Andrea Bignardi
“Viviamo in una società dell’ac- cusa più che della difesa, domi- nata da un dibattito mediatico mediocre e giustizialista, affi- dato a referendum popolari ed alla piazza urlante del web”. Quanto emerso dall’incontro – tenutosi ieri sera presso la sede della Fondazione Menna, sul tema “Dialogo sulla giustizia tra antichi e moderni”. L’evento, organizzato dall’Inner Wheel Club Salerno presieduto da Diana Saldone Di Lorenzo ha visto come protagonisti due salernitani illustri: il primo presidente emerito della Cas- sazione Giovanni Canzio ed il docente universitario di filologia classica Luigi Spina. A introdurre il dibattito è stato il presidente della Fondazione Claudio Tringali, che ha ricor- dato come il dibattito sulla concezione della giustizia e sulla sua mutazione nel corso dei millenni sia stato basato – fatte le dovute eccezioni – sull’aleteia, ovvero sul disvelamento della verità attraverso il con- traddittorio delle parti. «I clas- sici possono essere dei punti di riferimento su cui si possono basare le nostre vite, esprimono principi su cui si fonda la civiltà occidentale». Ha affer- mato Giovanni Canzio, che ha individuato nelle tragedie di Sofocle dell’Edipo Re e dell’An- tigone i germi del paradigma che fonda il processo penale moderno nelle sue fasi – in par- ticolare quelle dell’inchiesta e dello scontro tra il potere dello Stato e quello divino. “Il para- digma indiziario è un paradigma probabilistico” – ha affermato il magistrato salernitano nel concludere un lungo excursus storico sul procedimento giudiziario, che ha in- quadrato proprio nelle tragedie del secolo scorso, su tutte quella della Seconda Guerra Mondiale, l’origine delle attuali tutele per gli indagati e la pre- sunzione di innocenza. Canzio ha poi, soffermato la sua attenzione sui valori della Carta co- stituzionale italiana come faro per il riconoscimento di tutti i diritti affermato: “La nostra Costituzione non conosce il nemico, ma afferma anche i suoi diritti”. Il docente di filologia classica ha soffermato la sua attenzione sui cambiamenti della società e sui suoi riflessi sulle questioni etiche ed in par- ticolar modo sulla condizione della donna. Spina ha poi espresso la sua contrarietà alla figura dell’agente provocatore, ai fini del contrasto ai feno- meni di corruzione. “C’è il rischio di riportare a galla mentalità arcaiche”, ha concluso il docente dell’Università di Napoli Federico II.