L’avvocato Coppola attacca: «I tifosi sono innocenti» - Le Cronache
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L’avvocato Coppola attacca: «I tifosi sono innocenti»

L’avvocato Coppola attacca: «I tifosi sono innocenti»

di Redazione Regionale

I tifosi napoletani indagati per omicidio volontario in merito al caso di Daniele Belardinelli sono innocenti. Ne è sicuro l’avvocato Emilio Coppola, che dei quattro ragazzi è il difensore, a tal punto da aver parlato ai giornalisti dopo il colloquio dei giorni scorsi tra la Digos milanese – in missione a Napoli – e i tifosi stessi: «I ragazzi sono innocenti e ci saranno colpi di scena. Nessuno di loro ha investito Daniele Berardinelli. La Volvo sequestrata sulla quale viaggiavano era una delle prime auto che faceva parte della carovana dei napoletani in via Novara a Milano. Quella dei miei assistiti – prosegue l’avvocato Coppola – non è l’auto coinvolta nell’incidente. Perché è stata lavata? Perché, dopo essere andati in cinque a vedere una partita, credo sia naturale riconsegnarla pulita: tra l’altro la usa il padre di uno dei miei clienti, quindi mi sembra normale che venga lavata prima di essere riconsegnata. Non si tratta di un gesto compiuto per nascondere qualcosa». Intanto le auto finite sotto sequestro sarebbero cinque: una di loro, stando ad alcune testimonianze, sarebbe quella passata sopra all’ultrà del Varese schiacciandolo, ma non si tratterebbe della Volvo sulla quale finora sono ricaduti i maggiori sospetti. Infatti, quest’ultima sarebbe passata sul corpo di Belardinelli quando il giovane era già a terra: dunque, sarebbero finite sotto sequestro tute le auto visibili nella sequenza di immagini fissate dalle telecamere, ossia le due che precedevano la Volvo e le due che la seguivano. Intanto, nella giornata di domenica è stato ufficialmente rilasciato il tifoso interista Luca Da Ros, arrestato a seguito degli scontri della partita Inter – Napoli in quanto il giudice Guido Salvini ha ritenuto che il 21enne avesse avuto un ruolo secondario nell’azione contro gli ultras napoletani, considerando anche il fatto che il suo tipo di ‘militanza’ nei gruppi ultrà interisti “non appare collegato – si legge nell’ordinanza emessa dal gip – a quelle componenti più volente ed organizzate dalle quali è originato l’agguato”. Per il giudice, che ha tenuto conto anche della sua “giovane età”, del fatto che è “incensurato” e che ha “sempre mantenuto una regolare condotta di vita”, è stato sufficiente disporre gli arresti domiciliari. Resta invece in carcere Marco Piovella, uno dei capi della nord interista: anche per lui la difesa aveva richiesto i domiciliari, ma in questo caso il gip ha respinto la richiesta poiché – si legge nell’ordinanza – “ha seguito la regola dell’omertà”, propria di alcune aree del tifo organizzato. “Piovella non solo ha fornito indicazioni sugli altri partecipi, ma non ha nemmeno descritto i suoi movimenti e il suo personale comportamento quel giorno”, si legge nel provvedimento, lungo tre pagine. “Nel corso dei suoi interrogatori Piovella, ormai raggiunto dalle chiare indicazioni di Da Ros, si è limitato a confessare la sua presenza all’attacco rifiutandosi, nonostante le sollecitazioni, di fornire spiegazioni in merito alla preparazione e organizzazione dell’attacco”. La scelta di non parlare, secondo il magistrato, va fatta risalire “al suo ruolo di essere uno dei capi di tali realtà organizzate”.