di Giuseppe D’Alto “Piero De Luca socio occulto della Ifil? Penso si tratta di mera fantasia e, per quanto è di mia conoscenza, non c’è nessun riferimento tra il figlio del sindaco e la società per la quale ho ricoperto l’incarico di amministratore unico”. L’avvocato Emilio Ferraro, ex socio di Mario Del Mese nella società di consulenza per appalti pubblici, ricostruisce alcuni passaggi fondamentali della storia dell’Ifil, finita nell’occhio del ciclone per i rapporti con l’Esa e per l’inchiesta avviata dalla Procura della Repubblica, pm Valenti e Cantarella, nei confronti del sindaco di Salerno, Vincenzo De Luca, del figlio Piero e di Mario Del Mese ai quali viene contestato il reato di corruzione. Tutto ruota intorno alle dichiarazioni di Giuseppe Amato jr che ai pm riferì che Piero De Luca era riconducibile alla Ifil per l’amicizia con Mario De Mese. Ed il trait d’union dell’operazione secondo alcuni sarebbe stato l’ex compagno di praticantato allo studio Brancaccio, Emilio Ferraro, con il quale aprì anche uno studio in corso Garibaldi. “Nella vicenda Ifil Piero De Luca non c’entra nulla con la mia decisione di entrare in società con Mario Del Mese – spiega Ferraro. Con lui avevo un buon rapporto in quanto aveva condiviso un percorso importante a livello professionale in un importante studio di Salerno. Un feeling che ci spinse ad aprire insieme uno studio quando decidemmo di metterci in proprio. Un’esperienza che durò poco visto che Piero poi si trasferì in Lussemburgo perché aveva ottenuto un importante incarico. Successivamente i rapporti con lui sono stati praticamente nulla e la decisione di rilevare le quote dell’Ifil di Luigi Avino fu presa per diversificare la mia attività visto che con la sola occupazione di avvocato si iniziava a fare un po’ fatica. Valutai la cosa con attenzione con Avino, con il quale avevo un ottimo rapporto e me riferì di aver avuto qualche problema con Del Mese ma che, magari, io avrei potuto trovare una maggiore intesa con lui. In ballo c’erano cose importanti in pentola e c’era la possibilità di lavorare con Mario Del Mese che, vi assicuro, nel campo della consulenza per gli appalti pubblici è preparatissimo ed ha anche un grande ascendente, per il modo di porsi, con i suoi interlocutori. Assunsi l’incarico di amministratore unico ma dopo poco mi resi conto che Mario era un accentratore e mi teneva nascosti lavori ed operazioni connesse. Alcune cose le venivo a sapere da terze persone e così non si poteva andare avanti. Per tale motivo decisi di cedergli le mie quote, lasciandoci anche in modo brusco. Per il resto conosco davvero poco, per i motivi che ho detto, dell’attività della Ifil (ora in liquidazione)”. L’ex socio di Del Mese non è stato ascoltato dai pm titolari dell’inchiesta. “Ma credo che il quadro emerso dalle intercettazioni sia piuttosto chiaro”.
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