Vincenzo Senatore
Si potrebbe dire che Giovanni Corallo è un dipendente scontento a caccia di vendette o speculazioni. Però i documenti medici e un bel po’ di carte che abbiamo avuto modo di visionare, e che sono state al centro di una nostra inchiesta su turni e straordinari al Psaut di via Vernieri, dimostrano il contrario. Da qualche settimana questo infermiere professionale di origini siciliane che per una vita ha lavorato al servizio 118 e all’ambulatorio del presidio sanitario cittadino chiede il pagamento di 31 giorni di ferie e 9 ore di credito orario. Tutti relativi al 2018, anno in cui dal primo luglio è in pensione. “Ho fatto istanza all’Asl – racconta a Cronache – e mi hanno detto, non senza una certa arroganza, di rivolgermi al Distretto 66, che ha competenza sulla gestione del Psaut di via Vernieri. Lì, ovviamente, mi hanno rimandanto all’Asl dove mi è stato detto di fare delle richieste specifiche alle quali non c’è stato alcun riscontro. A questo punto non mi resta che denunciare tutto”. Per i colleghi di lavoro Corallo era quello che si lamentava sempre e che creava problemi. Lui si difende dicendo che “semplicemente ho sempre segnalato agli organi competenti delle situazioni che ritenevo essere irregolari o addirittura illecite e ho fatto il mio lavoro sempre nel pieno rispetto della legge e delle dispozioni dei superiori. Contrariamente ad altri”. Sarebbe a dire? “A me non vogliono pagare quanto spetta di diritto, ad altri hanno consentito sperperi milionari grazie ad un sistema di ferie, permessi e straordinari che spero prima o poi venga messo sotto la lente di ingrandimento dalle autorità competenti, così da verificare se quello che dico, e che sta nelle carte, è fantasia oppure una triste realtà”. Corallo proprio non ce la fa a trattenersi. “Ma lo sapete che ci sono infermiere che fanno anche 500 ore di straordinario l’anno, quando per legge se ne possono accumulare massimo 250, e che accumulano incarichi senza che nessuno dica come avvengono le assegnazioni e addirittura senza il coinvolgimento di tutti gli aventi diritto”. Per essere più precisi “se c’è richiesta – dice Corallo – dal Stp (il servizio stranieri, ndr) perché non vengono coinvolti tutti gli aventi diritto e come mai la stessa infermiera è al Psaut, al Stp, all’Ont (servizio di ossigenoterapia, ndr), a Cardiologia e, come non bastasse, fa anche l’Alpi (attività libero professionale, ndr), ma di cosa stiamo parlando”. Secondo i referti medici Corallo soffriva, e soffre ancora, di sindrome depressiva di natura reattiva. “Dipendente in massima parte dalle condizioni di lavoro – rivela – anche se qualche anno fa un medico inviato per la visita fiscale con toni vagamente minatori scrisse nel referto che avrebbero dovuto allontanarmi dal luogo di lavoro”. Non si può fare? “E’ del tutto irregolare, il medico fiscale deve limitarsi a confermare le ore di malattia o ridurle o ancora eliminarle e far tornare il dipendente al lavoro, non può disporre allontanamenti”. Ma cosa l’ha fatta ammalare? “Tante piccole vessazioni, soprattutto turni cambiati a piacimento di una combriccola che decideva tutto. Vorrei far capire che modificare dei turni dalla sera alla mattina significa stravolgere l’organizzazione di vita di una persona, farlo per anni può condurre all’esasperazione e, nel mio caso, alla malattia”.