Erika Noschese
Il Pronto soccorso dell’ospedale San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona nuovamente sotto accusa, così come il 118 locale. A gettare nuovamente benzina sul fuoco è quanto accaduto la sera di mercoledì quando un’anziana donna ha improvvisamente perso conoscenza mentre era a casa. Momenti di paura, per i familiari della donna che, attraverso le colonne di Le Cronache, intendono denunciare la mala gestione del 118 locale. A raccontarlo è Bruno S., genero della donna.
Bruno, ci racconti cosa è successo mercoledì sera.
«Mercoledì sera dopo cena, mia suocera ha avvertito un malore, perdendo improvvisamente conoscenza. Così, abbiamo chiamato il 118 per richiedere l’intervento dei soccorritori. Sono trascorsi diversi minuti e l’ambulanza non arrivava così abbiamo ricontattato la centrale per chiedere di intervenire con urgenza ma, neanche il tempo di chiedere spiegazioni sul ritardo che l’operatore ha riattaccato la telefonata, senza dirci assolutamente nulla». Temeva per la vita della donna? «Si ed il ritardo dei soccorritori ci ha allarmato ulteriormente».
Dopo la seconda chiamata al 118 cosa è successo?
«E’ successso che l’autista dell’ambulanza ci ha contattati per avvisarci che il loro navigatore non segnalava la strada e non sapevano come arrivare a casa. Partivano da via Vernieri ma, per noi, non c’era altro tempo da perdere». E a quel punto? «A quel punto ho caricato mia suocera in auto e sono arrivato al pronto soccorso. Lo ripeto, non c’era tempo da perdere. Non sapevamo cosa avesse mia suocera ed i familiari erano in preda alla disperazione». Dunque, un ritardo nell’arrivo dei soccorsi ha rischiato di mettere in serio pericolo la vita della donna ma, giunti al pronto soccorso del nosocomio locale, la situazione non sembra essere delle migliori. Bruno, infatti, racconta che all’accettazione non era presente nessuno ma, ancor più grave, ha dovuto alzare la voce per farsi portare una barella. «Ho più volte chiesto l’intervento di un infermiere e di avere una barella ma nessuno sembra ascoltarmi così ho alzato la voce, chiedendo con più insistenza di essere ascoltato. Bisognava intervenire subito perchè non sapevamo affatto in che condizioni di salute versava mia suocera. A mio avviso, grave è l’aver sdraiato mia suocera terra, in attesa del lettino, nello spazio antistante l’ingresso del pronto soccorso, dove arrivano le ambulanze per intenderci. L’hanno messa a terra, voglio sottolinearlo, perchè non credo che dovrebbe funzionare così. Non in ospedale». Con calma, troppa forse, l’infermiera porta fuori la lettiga. Una situazione complessiva che ha surriscaldato gli animi dei presenti tanto da far scattare l’ennesimo diverbio tra i familiari della donna e la guardia giurata che chiedeva loro di calmarsi.
E poi cosa è accaduto?
«Sono andato dall’infermiera e ho preso la barella. Sono stato io a sistemare mia suocera lì sopra. I medici, con arroganza e presunzione, ci hanno intimato di allontanarci per far prendere aria. Non erano i toni giusti, eravamo tutti preoccupati ed il dottore non era d’aiuto». Una denuncia, questa, che mostra ancora una volta il volto di un ospedale ormai decadente, privo di controllo e incapace di intervenire in tempi brevi. E se quella donna, nel frattempo, fosse morta a chi addossare le colpe? Al 118 o al Pronto soccorso? Risposte a cui, per il momento, preferiamo non rispondere.