di Brigida Vicinanza
Il caso Campania in direzione fa registrare toni sempre più freddi da parte dei renziani, oltre che dalle altre aree del Pd, nei confronti del governatore Enzo De Luca. A sferrare l’attacco nei ieri è stato proprio il presidente campano durante il suo intervento alla direzione Pd: “Tutte le volte che abbiamo parlato dei risultati del governo, che pure c’erano, non abbiamo fatto altro che aumentare il fossato che ci divide dalla povera gente. Non abbiamo saputo rispondere alle esigenze che venivano da una parte del paese”, ha dichiarato De Luca tra il brusio generale in sala. Inoltre De Luca ha tirato in ballo anche il partito, accusando il gruppo dirigente di praticare nel meridione una gestione “da notabilato e improntata al clientelismo”. Con l’affare rifiuti ancora caldo, e la candidatura del primogenito Piero a molti è sembrato un attacco ingeneroso. “Il bue che chiama cornuto il ciuccio”, hanno commentato ad alta voce dalla delegazione napoletana. Sembrerebbe inoltre che prima il portavoce orlandiano Marco Sarracino, poi Gennaro Migliore gli avrebbero replicato con fermezza. Il primo, dicendo che “e’ stato proprio lui ad attuare una gestione tutta familistica, visto che che in politica ci ha portato quasi tutta la famiglia”. Rilievo approfondito dall’intervento del napoletano Migliore: “Mentre tu attacchi il governo, il governo ti ha dato una mano con finanziamenti su finanziamenti. Ripagati da un’irrilevanza amministrativa che in campagna elettorale ha pesato eccome”. “Siamo al bivio tra la ricostruzione del partito e l’avviarci verso la deriva”. Ha continuato il numero uno di Palazzo Santa Lucia. Per De Luca si rende necessaria «una direzione che possa discutere veramente, non con dei tweet e di lavorare “sul territorio, a partire da un grande piano per il Sud». Nel corso della direzione nazionale, rigorosamente a porte chiuse, intanto è stato approvato – nonostante sette astenuti – il documento finale proposto dai vertici nazionali. Nel documento si evince che la direzione ha preso atto delle dimissioni del segretario nazionale Matteo Renzi. A sostituire, pro tempore, l’ormai ex segretario nazionale il vice segretario Maurizio Martina che “svolgerà le funzioni di segretario fino all’Assemblea nazionale convocata – come da Statuto – dal presidente, e condivide le proposte avanzate sulla gestione collegiale dei prossimi passaggi politici”, come si evince dal documento definitivo della direzione nazionale. Inoltre, riconosciuto l’esito negativo del voto dello scorso 4 marzo, i democratici garantiscono il pieno rispetto delle scelte espresse dai cittadini. “Il Partito Democratico si impegnerà dall’opposizione, come forza di minoranza parlamentare, riconoscendo che ora spetta alle forze che hanno ricevuto maggior consenso l’onore e l’onere di governare il paese”.