Adriano Rescigno
“Posti in piedi in paradiso”, nel suo collegio, Battipaglia, chi secondo lei potrebbe godere di un colpo di fortuna ed arrivare alla camera contro ogni pronostico?
La fortuna aiuta gli audaci e io lo sono sempre stato perché credo nei sogni. Un sogno l’ho già realizzato. Il prossimo voglio condividerlo con il mio territorio che va risanato, ripulito. Ma non si riparte senza la cultura, senza ambiente e senza turismo. Così facciamo occupazione, esprimiamo la creatività di migliaia di ragazzi costretti ad andar via perché professionalità eccellenti private di un tessuto idoneo ad accoglierle.
Abbiamo una fascia costiera che può diventare la nostra ricchezza solo se tutti uniti i comuni che vi si affacciano fanno fronte comune contro la mediocrità. Ha idea di quanti giovani disoccupati potrebbero essere assimilati da un comparto alberghiero realmente strutturato? Ospitalità significa posti di lavoro, con il relativo indotto collegato. Deve sapere che prima di diventare un attore affermato, ho lavorato per 12 anni come cameriere al Senta Cruz di Eboli: facevamo tre matrimoni al giorno. Oggi penso ai ragazzi con un lavoro stagionale in questo settore, mortificati da contratti irregolari, sfruttati, con prospettive limitate. Tutto questo deve cambiare. Dobbiamo ripristinare i collegamenti che pure concorrono a soffocare l’economia. Perché dico questo? Chi ci deve venire qui se mancano i treni? Forse i politici hanno l’autista e non fanno caso al problema. Io l’autista non lo voglio e non l’ho mai avuto. Per questo conosco i problemi di chi da Napoli la sera non può tornare dopo le nove. Io per tornare a trovare i miei nipoti so di avere i minuti contati per rivedere i loro occhi e le dico più precisamente, devo farcela entro le dieci e venti.
Suo nipote vive a Manchester, ovviamente lei spera in un ritorno in Italia. Con un governo a 5stelle potrebbe? Perché?
Insegno teatro ai giovani e ascolto le loro storie che sono state anche la mia. Con un governo 5 Stelle e con me in Parlamento che ho a cuore il futuro dei ragazzi, ricuciremo questa ferita. Ce la farò perché il presidente Di Maio e il Movimento hanno una volontà che coincide anche con la mia professionalità. Ricostruiremo quanto distrutto dalla politica degli anni passati perché sappiamo da dove ricominciare.
Il suo campo professionale è il cinema e la cultura, quanto è stato fatto fin ora in Italia per loro? Cosa potrebbe e vorrebbe cambiare? L’economia può ripartire dalla cultura o in Italia è irrealizzabile questo?
Non è stato fatto nulla. Nel mondo della cultura, della televisione e dello spettacolo, ci sono lobby di potere che stritolano uomini e risorse. Siamo messi male. Ci sono sprechi sotto gli occhi di tutti: pensiamo al Teatro Verdi e alla stagione di lirica che nessuno vede. Di tutti coloro che magari leggeranno questa intervista, quanti sono andati al Verdi ad assistere? Eppure spendiamo milioni di euro per quella programmazione. Dunque penso, bene venga la lirica ma se ha un pubblico ristretto destiniamo i finanziamenti anche ad altre arti. A Battipaglia abbiamo un teatro chiuso, un teatro in cui è entrato Totò, chissà in quanti lo sanno. Si deve creare un’offerta variegata e di intrattenimento che produca anche un’economia. La cultura può fare impresa. Invece i poteri forti vogliono il popolo ignorante per continuare a fare i propri affari. Nelle mie intenzioni, se avrò la fortuna di essere eletto, c’è l’idea di inserire il cinema e il teatro tra le materie di studio nelle scuole. I giovani oggi non conoscono Troisi, Fellini, De Sica e tanti altri. Devono imparare cosa vuol dire essere uomini attraverso la conoscenza. Ma noi non curiamo più la loro anima, e perdiamo intere generazioni che vengono su senza valori, o nutrendo rabbia a e frustrazione per non riuscire a esprimersi.
Votare Acunzo perché?
Perché significa avere una voce preparata, appassionata e giovane, che svecchi la politica e faccia muro contro i piani criminali di chi non ha responsabilità.
La sua avventura politica è più un “No problem” od “un grande sogno”?
E’ un grande sogno da realizzare tutti insieme. Lei fa riferimento al “Grande sogno” di Placido in cui interpretavo uno studente durante i moti del ‘68 che faceva valere i diritti con la spranga in mano. Se le generazioni passate facevano questo, forse abbiamo perso la passione per il nostro paese. Grazie alla mia professione non ho bisogno di avere una spranga ma solo il consenso del mio territorio. Ho vissuto anni fa l’esperienza all’interno di un’amministrazione civica di maggioranza per cinque anni, in cui sono stato consigliere comunale per cinque anni, il più giovane d’Italia nel ‘99. Presidente della commissione cultura e della commissione elettorale nel mio comune. E ci sono ancora mozioni per i giovani mai recepite da allora: la mozione Acunzo per il decoro urbano e quella sui graffiti, per realizzare un evento internazionale. Attraverso questa esperienza posso far valere i diritti degli italiani e del territorio da cui provengo. Perché a differenza di tutti gli altri non sono un uomo con la spranga in mano: non sono un uomo che vuole esercitare un potere. Io voglio liberare messaggi d’amore per questo territorio.