di Andrea Pellegrino
C’è chi brinda, c’è chi s’arrabbia e chi annuncia battaglia. Il day after della presentazione delle liste è inesorabilmente un bollettino di guerra. Per gli esclusi eccellenti un dramma difficile da digerire, soprattutto per gli uscenti che a Roma, almeno per questa legislatura, non metteranno piede. Le lunghe trattative, l’ansia, le telefonate e le attese hanno caratterizzato tutte le stanze dei bottoni della politica italiana nelle ultime ore. Ma chi sono gli esclusi di casa nostra di questa tornata elettorale? Partiamo dal Pd. Rimanda a dopo il 5 marzo, Simone Valiante che da sabato lancia messaggi critici verso i vertici nazionali del Partito democratico. Lui che aveva sostenuto Emiliano fino a diventarne il suo (quasi) braccio destro è stato cancellato dalle liste durante l’ultima drammatica e notturna direzione del Pd. Alla fine, il governatore della Puglia ha giocato perlopiù nella sua Regione manovrato dall’intoccabile Francesco Boccia, deputato dem uscente, marito di Nunzia De Girolamo, che – viceversa – ha dovuto combattere non poco nella sua Forza Italia. Insomma, Valiante si è dovuto fermare davanti ai giochi di potere e delle correnti ma soprattutto davanti all’armata Alfieri che ha scaricato sul tavolo di Renzi, oltre la furia di Vincenzo De Luca, anche più di quattrocento firme di amministratori (sindaci compresi) che pretendevano il capostaff del governatore candidato alla Camera. Non è riuscito nell’impresa Alfonso Andria. Non è riuscito ad esorcizzare la “maledizione” delle parlamentarie delle scorse politiche, quando – da senatore uscente – scivolò in basso nella classifica delle allora liste bloccate. Neppure il sostegno di Franceschini e la sua diplomazia sono riusciti a fargli strappare una candidatura. Beffata all’ultimo Anna Petrone che, dalla sconfitta alle scorse Regionali, ha cercato di tornare in pista. Il suo nome compariva già tra i candidati per il Senato, per poi essere depennato all’arrivo della richiesta di +Europa di Emma Bonino. Ha cercato un posto sicuro Michele Ragosta che in poco più di quattro mesi ha cambiato tutti i partiti satellite del Pd, fino a trovarsi lui stesso escluso da ogni gioco politico e quindi da ogni candidatura. Non è bastata la fedeltà al Pd e a Vincenzo De Luca. L’uscente deputato si troverà senza seggio e forse, a questo punto, anche senza partito. Forse l’errore storico è stato compiuto all’atto dello strappo con Mdp. Nel centrodestra la lista degli epurati s’allunga inesorabilmente. Qui la tensione arriva alle stelle ed anche questa volta nel “regno di De Luca” gli azzurri presentano la loro offerta minima. Anche questa volta Ernesto Sica ha perso al fotofinish. Dal dossier contro Caldoro non ha centrato più un colpo. Stessa sorte alle scorse Europee quando fu messo via nella notte della compilazione delle liste. Ed anche stavolta, nonostante tutte le garanzie del caso, per Sica c’è stato lo stop forzato. Destino comune per Guido Milanese e Nino Marotta, l’ex coppia di Ndc, poi transitata negli ultimi mesi in Forza Italia. Entrambi sono rimasti fuori gioco, soprattutto Marotta che dovrà lasciare lo scranno parlamentare. Non sono servite la sua fedeltà a Stefano Caldoro (anzi forse è stato proprio per questo motivo) ed una buona affermazione alle scorse elezioni regionali ad Antonio Fasolino, tra i grandi esclusi delle liste di Forza Italia in provincia di Salerno. Paga prezzo anche Roberto Celano, capogruppo azzurro al Comune di Salerno, che fino all’ultimo ha sperato in una candidatura e quindi nel salto di qualità. Anche lui pare abbia subito lo stop dai piani alti del partito. Anche i Cinque Stelle hanno lasciato scontenti per la strada. Basti pensare ad Oreste Agosto, candidato alle parlamentarie e non recuperato neppure nei collegi maggioritari. Già alle scorse Amministrative, Agosto si vide d’improvviso bloccare la sua lista pentastellata per il Comune di Salerno, con Grillo che ritirò candidati e simbolo dalla competizione. L’avvocato amministrativista è noto per le sue battaglie in città ed anche al fianco del gruppo regionale del Movimento. Ma pare che non sia bastato a convincere i vertici del partito. Il primo elenco dei grandi esclusi per le elezioni politiche 2018 potrebbe essere questo. Eventuali e sicure integrazioni sono rinviate al 5 marzo.