E’ iniziata il 21 settembre e terminerà il 20 ottobre a Genova presso il Museo Navale di Pegli una mostra di dipinti dell’indimenticato Maestro Clemente Tafuri nato a Salerno il 18 agosto e deceduto a Genova l’11 dicembre del 1971. Sul pittore salernitano sono state scritte e dette fiumi di parole intese a decantarne le qualità espressive, tuttavia rimanendo per la città di Salerno un talentuoso figlio che, come tanti ha dovuto emigrare al nord per ottenere quella consacrazione negatagli dalla propria terra natia. I geni come ho già scritto in altre recensioni, nascono in virtù di un fatto spontaneo, quali figli di circostanze dove la natura sembra volersi sbizzarrire facendo dono solo a determinati “prescelti”. Clemente Tafuri, per chi ha la fortuna di leggerne la vita e le opere è stato un predestinato, un prescelto, un uomo che nel proprio animo ha vissuto la grazia del dipingere e la dannazione della comune a tanti altri geni. L’artista salernitano, ad un certo punto della propria vita, è dovuto andare via da Salerno allontanandosi per sempre da quanto di più caro egli avesse, pur di non accondiscendere verso critici e galleristi. Ed è grazie a questa scelta che la sua pittura, si è mostrata negli anni a venire, scevra da ricatti e da ragnatele mentali. Lui, “Tafuri da Salerno” alle inutili e vuote parole, preferiva calarsi a seconda del proprio stato interiore, o nel silenzio o nelle burrasche del proprio animo, cogliendo l’attimo che dando la stura al proprio ardore gli faceva realizzare quelle che la vera critica e l’attento pubblico ha consacrato quali autentici capolavori. Clemente Tafuri nella sua vita ha avuto solo due grandi amori per i quali si è sacrificato senza mai risparmiarsi fino alla morte: la pittura e la famiglia. Con entrambi ha iniziato dal nulla edificando sul proprio sacrificio grandi soddisfazioni. Con la pittura ha iniziato nel momento in cui ha dato primi passi, con la famiglia invece, quando nel 1926 conobbe Anna Ester, una diciassettenne che rapì il cuore del pittore salernitano. I primi anni di matrimonio per la giovane famiglia Tafuri furono durissimi, alla coppia mancavano i soldi ed il necessario per tirare avanti. A tal proposito, si narra che all’onomastico della giovane, non potendole regalare un mazzolino di fiori, le dipinse su di una tavoletta delle rose così belle che Anna custodì gelosamente per tutta la vita. Ben presto la genialità pittorica di “Tafuri da Salerno”, così come veniva definito finì per essere apprezzato in Italia e soprattutto all’estero senza tuttavia mai perdersi nelle ovazioni della critica. Lui Clemente Tafuri dipingeva emozionando ed emozionandosi, dando corpo giorno dopo giorno a quel sogno che, la propria madre Rosa Severino fece prima che lui nascesse in una cascina di pescatori (dove andò a curare l’anemia) dove ora sorge l’hotel Baia. Un sogno premonitore che annunciava la venuta al mondo di un bimbo biondo acclamato dalla folla e destinato al successo. Fin dai primi anni della propria attività artistica si susseguirono recensioni anche dei più severi critici del tempo (Prete, Possente, Schettini), tutti uniti da un unico filo tessente elogi ed apprezzamenti per il giovane pittore salernitano. Ormai Clemente Tafuri era diventato l’artista che ogni prestigiosa Galleria nazionale ed estera (Roma, Genova, Milano, Parigi, Marsiglia, Fiume) voleva in esposizione. Carlo Carrà, amico ed estimatore del pittore salernitano invitato presso la Galleria Gussoni di Milano alla presenza di pubblico, critica e stampa con parole sincere affermò: -“ Clemente Tafuri è l’arte, e l’arte in lui si compiace…”. – Lo stesso Giorgio De Chirico in uno dei tanti salotti romani, si lasciò andare ad apprezzamenti dopo aver visitato una personale del pittore salernitano nella città capitolina. Clemente Tafuri è stato l’artista per eccellenza, e come tale ha lasciato tracce indelebili del proprio percorso esistenziale. Opere che ancora oggi arricchiscono salotti e pinacoteche di tutto il mondo. Pertanto l’esposizione di alcuni dei suoi prestigiosi dipinti che si tiene a Genova al primo piano del Museo Navale di Pegli fino al 20 ottobre rende in particolare quel senso di giustizia mancatagli nella propria città natale. Un cruccio che in verità l’artista ha sempre vissuto con molta sofferenza, facendo spallucce ogni volta che gli veniva chiesto il perché. La mostra è stata promossa in quanto fortemente voluta da Pegli Live, dal Lions Club di Pegli. In essa sono esposte circa quaranta opere tra dipinti e disegni provenienti dalla famiglia e da collezioni private, lavori eseguiti nelle varie città di Milano, Firenze, Genova, Salerno, Parigi e tante altre ancora). I dipinti rappresentanti una varietà di soggetti sono stati esposti nelle più prestigiose gallerie italiane ed internazionali e figurano in importanti collezioni e musei, tra cui quello del Vaticano. Suggestivo il dipinto in cui l’artista ha voluto omaggiare Pegli (dove ha vissuto fino all’11 dicembre del 1971 data della sua morte). La prestigiosa esposizione è stata curata da Luciano Caprile e Alessandro Pernecco, riscuotendo fin dalla serata inaugurale tenutasi il 21 settembre grande successo di pubblico. In conclusione riportiamo uno stralcio dalla “Comanducci” di Patrick De Saint-Leu dalla Revue Moderne ( Parigi 1951) in occasione di una delle tante mostre tenutesi in Francia da Tafuri: …..” L’artista dà alla pittura un significato umano, e in qualche modo una illustrazione della guerra tra gli uomini nella lotta per la vita, e da ciò derivano delle rappresentazioni reali di miseria e di gloria. L’artista afferma un’arte di cui non si possono temere gli eccessi; e questa constatazione è, ahimè, troppo rara ai nostri giorni per non costituire il migliore omaggio…”. Antonio Giunto
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