Trasfusione errata, confermate le condanne. La Cassazione ha stabilito che la responsabilità è da attribuire all’intera equipe medica - Le Cronache
Giudiziaria Cronaca

Trasfusione errata, confermate le condanne. La Cassazione ha stabilito che la responsabilità è da attribuire all’intera equipe medica

Trasfusione errata, confermate le condanne. La Cassazione ha stabilito che la responsabilità è da attribuire all’intera equipe medica

Scambiarono le sacche di sangue per errore. Un errore che determinò la morte di Gerardo Fasolino, che nel 2009 giunse al Ruggi d’Aragona per sottoporsi a un intervento a un’anca. La colpa è da attribuirsi all’intera equipe medica. E’ quanto si legge nella sentenza della Corte di Cassazione a cui avevano fatto ricorso l’ortopedico Luigi La Bella, il collega Ernesto Prisco, l’anestesista Stanislao Perciato l’infermiere Michele De Fina. Nel dettaglio la Suprema Corte ha stabilito che la responsabilità della morte di un paziente a seguito di una trasfusione effettuata con sangue non compatibile con il suo gruppo, conseguenza di uno scambio di sacche ematiche avvenuto per errore in un ospedale, è dell’intera equipe medico-sanitaria che si è occupata del caso. I giudici della quarta sezione penale della Cassazione, hanno spiegato che “la cooperazione tra più sanitari, ancorchè non svolta contestualmente, impone ad ogni sanitario, oltre al rispetto dei canoni di diligenza e prudenza connessi alle specifiche mansioni svolte, l’osservanza degli obblighi derivanti dalla convergenza di tutte le attività verso il fine comune ed unico, senza che possa invocarsi il principio di affidamento da parte dell’agente che non abbia osservato una regola precauzionale su cui si innesti l’altrui condotta colposa”. Sotto processo per omicidio colposo erano finiti il tecnico addetto al servizio di trasfusione che aveva consegnato all’infermiere del reparto le sacche di sangue in realtà destinate a un’altra persona, due medici che non si erano accorti dell’errore e un anestesista rianimatore che non aveva approfondito le cause per cui il paziente era ormai in agonia. La Suprema Corte ha condiviso la sentenza di condanna emessa dai giudici d’appello di Salerno: per due imputati ha dichiarato l’intervenuta prescrizione del reato, per gli altri respinto i ricorsi perche’ inammissibili.