Dal pulcinelluzzo alle bande, suoni, grida e richiami dell’abbraccio di San Matteo alla sua Salerno
Di Olga Chieffi
Un accenno di tarantella concluso da un breve “glissando”: è questo l’ “annuncio” in musica dell’arrivo della Processione di S.Matteo, emesso dal “pulcinelluzzo”, un piccolo cono di cartone, rivestito di carta colorata, con una trombettina di plastica che cambia di tono all’alzarsi e abbassarsi di un piccolo stantuffo, che fa da pistone, con in cima la testa in miniatura di un pulcinella di creta. E’ questo il simbolo, foriero di prosperità per il nuovo anno, che è entrato a far parte del presepio insieme al suo costruttore e che sarà con noi, per sempre, dalle 50 lire di una volta all’ euro di oggi, per tentare di riprodurre quel richiamo, anche durante il corso dell’anno, un virtuosismo che si tramanda di padre in figlio. San Caio e San Fortunato “dionisiacamente” danzanti, nonostante i divieti e quell’aura di falso ordine intimata dall’Arcivescovo Luigi Moretti, sfileranno sulle note di Alentejo, Piergiorgio, Formianina, marce proposte dalla banda dei Giovani Vietresi, diretta da Aniello Ronca e presieduta da Nicola Ferrara, che vanta un trombone di assoluto valore, Umberto Vassallo, insieme a S. Ante, la statua più ballerina della processione e S.Gregorio. La statua di S.Giuseppe, coi suoi sette quintali e mezzo, gravitante sulle spalle di oltre quaranta portatori, che necessita di un vero sostegno psicologico per riuscire ad ultimare la sua fatica, sarà affidata alle “cure” del concerto bandistico Città di Pellezzano, che alternerà diverse marce di tradizione, gemme del patrimonio americano e italiano, guidata dal M° Giuseppe Genovese, il quale dirigerà anche l’intrattenimento post processione, previsto in piazza Alfano I, per le ore 22. A chiudere la processione, dietro la paranza di S.Matteo, lo storico Gran Concerto Bandistico “Città di Salerno”, vero erede della inarrivabile tradizione della formazione che vedeva la scuola di Musica dell’Orfanotrofio “Umberto I” il Serraglio, sfilare dietro l’Evangelista, con entrambe le formazioni della scuola, quella dei “piccoli” appartenenti alle elementari e medie e quella dei “grandi”, vicini al diploma e avviati al professionismo. Al tempo si provava tutto, anche come si doveva sfilare, ben inquadrati, e ogni San Matteo veniva composta una marcia nuova, tenuta segretissima sino a pochi giorni prima della festa. Rosario Barbarulo, che convolerà a nozze con la sua amata Assunta giusto una settimana dopo i festeggiamenti patronali, ha inteso mantenere viva questa tradizione, allestendo una formazione di all stars, con la quale, oltre le più importanti pagine della tradizione marciabile, presenterà l’inedita Amadeus, firmata dal M° Antonio Florio, una marcia spagnola dedicata ad uno stalloncino salernitano, pensante campione di salto ostacoli, dal mantello nero, fiero e generoso, che la musica l’ha negli zoccoli. La banda Città di Salerno, schiererà al primo clarinetto Simone Sorvillo, seguito da Vincenzo Sisto, Pina Giannattasio, Samuele Frattini, Carmine Grimaldi, Vincenzo Giordano, Luca Papalino, un gigante che suona il clarinetto piccolo in Mi bemolle, Michele Barbarulo, al flauto, Marco Alfano, Deborah Bata al sax soprano, Vincenzo Varriale, Gennaro Galdi, Alessandro, Bruno Camilla d’Arco, Christian Di Crescenzo Vincenzo Di Lieto, Riziero Basile, Alfonso Pisacane, Giuseppe Scala, Rosario Barbarulo, Riccardo Mazzarella Jacopo Ricciardi, Vincenzo Serio, Cosimo Panico, Maurizio Tedesco, Francesco Moccia, Antonio Vece, Rino Barbarulo, Manuel Ferrigno, Angelo Landi, Antonio D’arienzo, Mimmo Longo, Vincenzo Morelli, Carmine Landi, Matteo Coppola, Marco Panico, Alessandro Piscopo, Nicola Liguori, Pasquale Mosca, Luca Marra, Massimo Luciano, Alessia Pappalardo e Marta Imparato, unico baluardo alla memoria di una festa, insieme alle eterne beghe politiche da caffè, proveniente dall’arte della musica e dalla scuola di fiati, identità storica e internazionale della nostra Salerno.