di Brigida Vicinanza
“Ci lasciano sconcertati alcune dichiarazioni rese di Arturo Sessa, segretario provinciale della Cgil. Che significa “la pazienza ha un termine e la pazienza può finire? Che significa tenere aperti gli occhi in sede di Riesame?”. Lorenzo Forte, presidente del Comitato salute e vita ora sente la necessità di un confronto con i sindacati in merito alla questione Fonderie Pisano. Alcune dichiarazioni, rilasciate dai segretari in questi giorni hanno infatti lasciato qualche dubbio agli attivisti. A partire da Maurizio Marcelli, fino ad Amendola, presente sabato all’interno dello stabilimento di via dei Greci per ascoltare le testimonianze degli operai. “Quelle del sindacato fino ad ora sono soltanto bugie. Ancora una volta il segretario Amendola, sabato, ha fatto affermazioni “ipocrite”. Non siamo noi gli ipocriti. Evidentemente sono distratti da altri interessi e a pagarne le conseguenze ora sono soltanto i 120 operai della fabbrica. Noi vogliamo un confronto e li invitiamo il 29 ottobre all’incontro che abbiamo organizzato alla presenza di alcuni operai dell’Ilva per discutere della questione e poter dialogare”. Ora il Comitato vuole vederci chiaro, nonostante la battaglia a tutela della salute non si arresta qui, con i sigilli all’azienda dei Pisano che ora chiudono i cancelli, quasi definitivamente. Non solo il “tira e molla” con il sindacato, ma anche le richieste inascoltate alle istituzioni, che da tempo oramai non rispondono agli appelli del Comitato e del Presidio permanente, uniti ora più che mai, nella lotta. “Chiediamo anche al signor Fulvio Bonavitacola, che adesso puntualizza sull’Aia, per quale motivo decise di non pronunciarsi, alla fine degli anni ’80, da vice sindaco di Salerno, sul caso delle Fonderie Pisano. Vogliamo essere risposti o ricevuti anche dalla Regione, in quanto ad oggi nessuno ci ha presi in considerazione“. Poi il Comitato Salute e Vita insieme al Presidio permanente passa in rassegna ad alcuni punti per i quali l’opificio di Fratte dovrebbe rimanere chiuso come ad esempio il certificato di prevenzione incendi che ancora manca, l’Aia del 2012 che risulta illegale, illegittima e illecita, l’assenza dell’atto di compravendita per il nuovo sito per la delocalizzazione e sempre secondo gli attivisti, un impianto che risulta oramai vetusto e incompatibile con l’ambiente circostante. In più , secondo Salvatore Milione, membro del Presidio permanente “non esistono tavolo di progetto del “revamping” sulle emissioni atmosferiche”. Una risposta a questo punto a Fulvio Bonavitacola che vorrebbe “accelerare i tempi” per fornire la proprietà dell’azienda di una nuovaAia, sempre previa una mini Via. Secondo i membri dei due comitati però i sindacati sono anche colpevoli di “nascondere” una situazione all’interno dell’azienda tra gli operai. Ovvero la salute di alcuni dei lavoratori che soffrono patologie legate alle emissioni: “Sappiamo di alcuni casi all’interno della fabbrica. Operai malati oppure operai che hanno lavorato all’interno delle Pisano e che sono già decedute a causa di tumori, probabilmente legati alla condizione di lavoro con cui si sono trovati ad avere a che fare. Qualcuno ancora lavora nelle Fonderie”, come sottolineato dallo stesso Lorenzo Forte. Ma gli attivisti ora puntano il dito anche contro il Comune di Salerno e la Regione Campania, che fino ad oggi non hanno preso posizione in merito alla questione. Insomma, una corda che pare che stia per spezzarsi, ma il Comitato Salute e Vita ha ribadito la sua collaborazione e la volontà di scendere in campo al fianco di tutti gli enti e ancora una volta la sua proposta di poter lavorare con un’azienda “a portafoglio” che possa risollevare quindi le sorti degli operai in fase di delocalizzazione, nonostante il lucchetto apposto dalla Magistratura. Un confronto con i sindacati probabilmente però, a quanto pare, non ci sarà.