L’ispezione si è conclusa il 14 aprile, quando i tecnici dell’anticorruzione inviati a Salerno per una verifica sul sito di compostaggio hanno trasmesso gli atti alla presidenza dell’Authority guidata dall’ex pm Raffaele Catone. Relazione ispettiva che poi ha prodotto l’ulteriore richiesta di chiarimenti giunta al Comune e a Salerno Pulita, nonché all’attenzione della Procura di Salerno, che dovrà trovare riscontro entro i primi di ottobre. Dalla commissione di collaudo fino alla variante in corso d’opera ai lavori dell’impianto, gli ispettori dell’Autorità nazionale anticorruzione non avrebbero tralasciato nulla rispetto al sito di compostaggio di Salerno e rispetto alla denuncia avanzata dall’ex assessore regionale all’ambiente Giovanni Romano. Esposto che è già finito dritto all’attenzione della giustizia penale e della Corte dei Conti e che dovrà ora forza anche grazie agli atti prodotti dalla stessa Anticorruzione. Sotto i riflettori di Cantone sono finiti anche i collaudatori. In particolare la Commissione di Collaudo in corso d’opera è stata composta dall’architetto Angelo Cavaliere, dirigente dell’ufficio tecnico della Provincia di Salerno (coinvolto di recente nell’inchiesta Ghost roads), cui sono state conferite le funzioni di presidente nonché di collaudatore statico dell’opera, dall’ingegnere Luca Caselli, al tempo dirigente del comune di Cava de’ Tirreni, oggi dirigente del Comune di Salerno e Rup dell’impianto di compostaggio, e dall’architetto Giuseppe Grimaldi funzionario Autorità regionale di Bacino Destra Sele. Quest’ultimo, in particolare, è stato protagonista della vicenda Crescent. Il funzionario, infatti, è stato tra i verificatori nominati dal Consiglio di Stato. La commissione di collaudo sul sito di compostaggio, sarebbe finita sotto esame dell’Anticorruzione per i compensi ricevuti. Nello specifico, scrivono gli ispettori: «Non si ritiene ammissibile un compenso valutato sulla base delle tariffe professionali degli ingegneri e degli architetti». Ma ancora sotto “attenzione” ci sono le gare d’appalto aggiudicate, poi, dalla Daneco Impianti in Ati con la Rcm dei fratelli Rainone. Ma soprattutto la seconda gara, con l’affidamento del servizio di gestione per cinque anni e la realizzazione delle nuove opere. Infatti, rispetto all’originario capitolato d’appalto sancito con determina dirigenziale il 24 dicembre (vigilia di Natale) del 2013, l’anno successivo il quadro economico viene rimodulato alla luce di una delibera che approva un progetto preliminare di lavori aggiuntivi da porre a base di gara per un importo di oltre 4 milioni di euro. E non solo. «Nel corso dei lavori – scrivono gli ispettori – è stata redatta una perizia di variante e suppletiva (da oltre un milione di euro). Tale perizia, resasi necessaria a seguito di una richiesta formale dell’Amministrazione appaltante, riguarda il recepimento delle prescrizioni tecniche del decimo reparto Infrastrutture – ufficio Bcm di Napoli, riguardanti la bonifica di ordigni bellici, l’adeguamento dei calcoli strutturali dell’impianto, i lavori in economia eseguiti in seguito al rinvenimento, durante gli scavi in area, di reperti murari di epoca romana, la predisposizione delle coperture dell’impianto per la realizzazione di un impianto fotovoltaico».
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