Di Adriano Falanga
Superato lo scoglio del bilancio, Pasquale Aliberti ritira le dimissioni. “Il rendiconto di gestione è passato con 5 voti contrari e 13 favorevoli ma la maggioranza dei consiglieri comunali non presenti faceva il tifo per questo sindacato. A tal proposito ringrazio il Presidente del Consiglio, assente, per le Preghiere che ha rivolto affinché questo sindacato non si concludesse e le numerose telefonate di solidarietà – scrive sul social il primo cittadino – Non comprendo ancora, invece, i motivi dell’abbandono di “Identità scafatese”: già prima del Consiglio avevo recepito ogni loro richiesta consapevole che la politica è anche mediazione, non una guerra personale degli uni contro gli altri animata spesso da motivi futili. Non abbiamo litigato sui temi della Città ma su questioni formali che pure avevo condiviso e che non ho il potere di imporre. Quello che mi sorprende e mi stupisce è quanto il salto dalla maggioranza all’opposizione possa beatificare un consigliere: quasi quasi mi convinco di passarci anch’io per salvarmi dall’inferno”. Poi parla della prospettiva Aliberti: “Il Commissariamento avrebbe paralizzato la Città, per questo ringrazio il Cotucit da sempre sul territorio come movimento politico non ideologico. Molto spesso abbiamo appoggiato le loro proposte e le loro battaglie. Adesso, anche a loro compete un’azione incisiva e non più solo di controllo. Ora è il momento di pensare ai fondi del nuovo Accordo di Programma per più di 10 milioni di euro e che stipuleremo in Regione nei prossimi giorni; a continuare l’iter procedurale per l’approvazione del PUC; a completare la consegna dei capannoni dell’ex Copmes; a garantire i servizi alla Città che rimangono, anche in un momento difficile, tra i migliori della Campania. Tutto questo mentre l’inchiesta antimafia va avanti – continua il primo cittadino – Sono sereno per l’operato della magistratura e della Commissione d’Accesso. Mi preoccupa invece l’atteggiamento di chi in ogni circostanza prova a strumentalizzare proiettili, tricchitracchi, stalking. La mia famiglia ha subito minacce telefoniche da persone che sono state anche individuate e che fanno parte di quella politica che si oppone ferocemente alla mia persona. Mai, però, abbiamo strumentalizzato i fatti: questione di stile”. Non tarda la replica di Coppola: “Anche io ricordo Aliberti giocatore, attaccato al pallone, che con quel suo strano modo di giocare, individualistico, rischiava spesso di farci perdere le partite. Poi nel tempo trovò il ruolo forse a lui più congeniale: l’arbitro. Felice per lui. Resta al suo posto nonostante sia stato sfiduciato da quasi la metà dei suoi consiglieri. Quanto alla mia poltrona, ricordo ad Aliberti che la occupo per essere stato il primo eletto, e per avere anche i voti dell’opposizione. Nessuno mi ha mai sfiduciato. Ad ogni modo, da oggi anche il sindaco ha i voti dell’opposizione. Gli auguro buon lavoro sempre senza invidia e gelosia”.
ROBERTO BARCHIESI, DOPO IL VOTO: “PRENDO LE DISTANZE DA QUESTA POLITICA”
“Certe vittorie hanno il gusto amaro della sconfitta, certe sconfitte hanno il sapore della vittoria”. Patrizia Sicignano, sorella del dimissionario assessore al Bilancio Raffaele e coordinatrice di Identità Scafatese, riassume così quella che è stata l’ultima seduta consiliare. E non ha torto, secondo gli alibertiani infatti il bilancio è passato con soli 5 voti contrari, secondo la minoranza con appena tredici voti, tra cui due di opposizione e uno del primo cittadino, che salva se stesso. Entrambi dicono il vero. A cambiare è la lettura politica, che certifica la fine di una maggioranza fino a dicembre scorso coesa, forte, compatta. Cambiano gli equilibri consiliari, e non si capisce più chi sta con chi, e soprattutto perché. Volendo fermarci al solo esame del voto al bilancio, l’Assise restituisce alla città 12 consiglieri di minoranza e altrettanti di governo, a far la differenza è il voto del primo cittadino. Letta così, è chiaro che risulta esserci poco da esultare. Però gli interessati lo hanno chiarito: “è per il bene della città”. Magari nel 2018 capiremo la città cosa ne pensa. Oggi si guarda avanti, bisogna innanzitutto ritirare le dimissioni, poi ricomporre il cda Acse (non si esclude una riconferma dei dimissionari) e poi la patata bollente: ricomposizione giunta. Aliberti avrebbe preferito l’accordo con Identità Scafatese, per non essere sottoposto alla maledizione del 13° uomo. Cosa che purtroppo è avvenuta e avere oggi simili striminziti numeri, significa essere circondati da “tredici tredicesimi”. Ognuno infatti si sentirà, ad ogni votazione, determinante. Un potere politico non indifferente, che porterà ad ogni nomina o decisione futura un gioco forza con i suoi. Sarà compito di Pasquale Aliberti comporre il puzzle e mantenere l’equilibrio, soprattutto tra i suoi e il Cotucit, il cui ingresso in maggioranza non è certamente ben visto da tutti. Tra questi Roberto Barchiesi, che non lo ha mai nascosto. “Le vicende politiche della ultime settimane mi hanno fatto riflettere molto, e sono giunto alla conclusione che molti aspetti della “politica” non mi appartengono, non li capisco anzi provocano in me una forte insofferenza fisica e psicologica. Senza volere colpevolizzare nessuno, o ergermi a moralizzatore, ho deciso che quasi sicuramente prenderò le distanze da tutto questo”. Non è chiaro se tutto questo sia uno sfogo, o un avvertimento, che potrebbe portare ad un’indipendenza o anche alle dimissioni.
E IL COTUCIT FINISCE SOTTO TIRO DI PD E SIM
“Ieri in Consiglio Comunale si è consumato uno degli ”inciuci” e degli episodi di trasformismo più vergognosi che Scafati ricordi. Il bilancio passa, ma Aliberti non ha più la sua maggioranza”. Margherita Rinaldi e Nicola Pesce intervengono a gamba tesa sul post voto. Evidentemente i voti del Cotucit saranno ”costati” ad Aliberti meno delle condizioni politiche poste da IS con cui nel pomeriggio di ieri sembrava trovato un accordo poi, evidentemente, saltato in serata. La poltrona l’hanno salvata ma ci risparmino tutti, sindaco in testa e Cotucit, la favola del senso di responsabilità e del bene della città a cui hanno voluto evitare un dannoso commissariamento”. Critiche al neo gruppo di maggioranza dalla segretaria e dal capogruppo Pd: “solo qualche mese fa erano tutti dal notaio pronti a firmare le dimissioni per consentire ad Aliberti di decadere in tempo utile per potersi giocare il terzo mandato consecutivo. In quella occasione la città ben poteva finire nelle mani di un commissario perché il fine era evidentemente più nobile: salvare la carriera politica e i propri intetessi. Quartucci dimentica di essere stato eletto nel centro sinistra e di essere entrato poi nel gruppo consiliare del PD mentre Raviotta, come nel suo stile, continua a ”vendersi” al miglior offerente sulla piazza del momento”. Anche da Scafati in Movimento pesanti critiche: “questi sono i passaggi della vita politica che fanno più di tutti allontanare i cittadini dalle istituzioni. Il Sindaco si dimostra un perfetto bugiardo degno compagno di merende di Michele Raviotta e Filippo Quartucci. Ha affermato che il bilancio è passato solo con 5 voti contrari – spiegano gli attivisti – da quando in qua i risultati si danno tenendo presente di quanti gol la squadra avversaria ha fatto, parliamo dei suoi numeri piuttosto: ha perso in due anni 5 consiglieri facendo venire meno una maggioranza bulgara”. Poi le accuse: “l’inciucio con il Cotucit ha radici molto più lontane ma era rimasto sotto banco. Tutti sappiamo degli incarichi, dei favori e delle mancate opposizioni dei pagamenti a persone riconducibili a Michele Raviotta”.