La squadra della Gran Bretagna di Di Lampard si conferma senza rivali per il secondo anno consecutivo in Coppa delle Nazioni. L’Italia parte bene ,ma, dopo un secondo round difficile, si attesta in ultima posizione con 24 penalità totali assieme alla Svezia.
Dal nostro inviato Giulia Iannone
(ROMA) La Gran Bretagna ci ha preso gusto a vincere a Roma e ripete anche quest’anno l’impresa dello scorso anno, ( ne ha in cantiere ben 11 di Coppe delle Nazioni vinte, ndr) sempre trainati e trascinati dai fratelli d’oro John e Michael Whitaker i cavalieri di esperienza e di tradizione e grande impatto sul pubblico, in sella rispettivamente a Ornellaia e Cassionato. Con loro Ben Maher in campo con lo stallone Tic Tac e la giovanissima Jessica Mendoza sul 15enne Spirit T. Il team d’oltreoceano è partito subito bene inanellando una bella sequenza di netti già al primo giro, l’unico più in difficoltà è stato Michael Whitaker su Cassionato, cavallo un po’ emoptivo messo in tensione dall’ovale romano, determinando uno score di 9 penalità. I britannici nel secondo giro hanno sofferto un po’ con Ben Maher che ha chiuso con 8 su Tic Tac e la giovanissima Jessica Mendoza con 4. Una squadra però sempre coesa, unita, piena di allure e di positività propria del mondo anglosassone, ha ripreso vigore con lo zero bellissimo e di piena gestione di Cassionato eseguito da Michael Whitaker: il cavallo grigio invece di precipitare nello sconforto, si è lasciato guidare dal suo grande cavaliere ed ha saputo brillare sulle insidie. Tutto infine è stato tra le mani di John, il cavaliere “ The King” di altri tempi e di altra saggezza ed equilibrio morale ed interiore, semplicissimo e di grande umiltà a bordo campo sempre alla mano e gentilissimo. A lui era concesso di fare solo 0 o 4 altrimenti avrebbe determinato un barrage con Francia e Stati Uniti. Quando è entrato in campo, serio e fiero, si leggeva chiaramente nel binomio l’intenzione di fare zero. E’ venuto un clean round ponderatissimo che ha sciolto il pubblico non di casa in una ovazione e standing ovation, con l’immagine del cavaliere di Milton in esultanza quando all’ultimo ostacolo ha buttato via le redini ed ha stretto i pugni al cielo in segno di vittoria! la Gran Bretagna ha svettato per prestazione data da una forza ed una determinazione come una vera squadra, con una Diane Lampard Chef de equipe sempre più nei guai in vista di Rio de Janeiro perché con un patrimonio di cavalieri top class scegliere i componenti a 5 cerchi sarà davvero impossibile! La squadra italiana partiva carica di buoni propositi, di buone prestazioni dei singoli componenti individuali, di tanta voglia e speranza di spezzare il sortilegio che ci impedisce di vincere questa gara dagli anni ’80. Si è tradotto però il tutto anche quest’anno con un Nulla di fatto. Secondi ex aequo si sono classificati gli USA di Kent Farrington, Solem Callan, laura Kraut, Mclain Ward e una Francia “stellare “ che schierava nell’occasione Simon Delestre, Kevin Staut, Penelope Leprevost, Roger Yves Bost con 12 penalità. Dietro di loro la Germania dei super cavalieri Marco Kutscher e Marcus Ehning con 14 penalità totali, Una “Olanda “ delle grandi occasioni poiché composta da Jeroen Dubbeldam ed il suo Zenith, Harrie Smolders, Jur Vrieling, Gerco Schroder che hanno chiuso con 20 con alcune sbavature di troppo , inaspettate per esempio nella seconda manche da uno Zenith che letteralmente precipita nella forma fino a riportare 16 penalità; il Canada di Eric Lamaze a 22 penalità, la Svezia a 24 penalità con una Malin Johnsson Baryard perfetta con doppio clean round, ed a pari 24 penalità, fanalino di coda la nostra Italia che nell’occasione schierava Emanuele Gaudiano su Caspar 232, recuperato per la gara dopo l’intervento alla clavicola in tempi davvero record, Lorenzo de Luca davvero costante e coerente nel suo approccio alla gara che ha chiuso con 4/4 su Ensor de Litrange, questo cavallo BWP figlio di Nabab de Reve che gli calza davvero a pennello, un Emilio Bicocchi molto concentrato, forse troppo carico di aspettative e di spinta emotiva per fare bene dopo il titolo italiano e la vittoria a Manheim, con Ares che non ha vissuto proprio bene emotivamente il percorso ideato dallo Chef de piste Uliano Vezzani, al quale ha confidato in conferenza stampa di aver capito che l’Holsteiner di 10 anni al primo giro ha fatto uno sforzo sul salto 3 e di lì per la sua troppa sensibilità se l’è presa un po’, mettendosi contro in maniera visibile nella seconda manche durante la quale ha riportato 16 penalità. Poi Piergiorgio Bucci su Casallo Z, cavallo bellissimo e fantastico da veder saltar per la sua bella tecnica sul salto, ha regalato anche lui come Gaudiano in apertura di Coppa un utile netto, non riconfermato ma anzi tramutato in un 8 in secondo round con un errore tecnico di cui si è preso la colpa in onestà il cavaliere abruzzese. Il giro ideato e disegnato da Uliano Vezzani era sicuramente selettivo e ben studiato con dei punti delicati che possiamo individuare – perché queste le trappole in cui maggiormente sono incappati i binomi!- nel numero 2 girata colosseo, numero 6 verticale tempio su blu, numero 8 A largo a salire, che sono stati i più errorati. Due piccoli escamotage coreografici che non erano delle semplici decorazioni, sono risultati fondamentali per creare delle traiettorie obbligate per i cavalieri. La decorazione verde a forma di cavallino, il laghetto in entrata- sotto il tabellone dello score- circondato da vasi di fiori, ed una staccionata di betulle in fondo sono stati posizionati così per evitare delle traiettorie troppo complicate ed azzardate per i cavalli all’insegna del benessere dell’atleta a 4 gambe. Scorrendo la classifica finale vediamo che sono stati solo quattro i doppi percorsi netti, sintomo di costanza, regolarità e concentrazione su entrambe le manches: John Whitaker con Ornellaia, l’americano McLain Ward con HH Azur, la francese Penelope Leprevost su Vagabod de la Pomme e la svedese Malin Baryard-Johnsson su H&M Cue Channa. Quanto alla ennesima mancata affermazione della squadra italiana, anche in conferenza stampa, si è parlato molto di mancanza di fortuna, di un “sortilegio” che tarda ad infrangersi a spezzare il meccanismo negativo che incastra i componenti. Credibile il pensiero della “Tuke” : sempre nello sport è quel quid pluris, quella scintilla che decide che è arrivato il momento della gloria. Ma la Dea Bendata temo, stia aspettando che tutto sia perfetto: manca sicuramente qualcosa alla prestazione equestre, all’amalgama del team, al labor limae dei cavalli, alla mentalità ed allo spirito dell’agone, alla coesione di squadra, il saper reggere alla pressione ed alle aspettative. Non saprei dire, ma sicuramente una attenta indagine va fatta ancora. Lorenzo De Luca ha detto una frase molto bella in conferenza stampa : “ Non c’era in noi solo un tipo di paura : Quella di vincere!”