NOCERA. Tiene banco la polemica del cambio del nome di Nocera Superiore in Nuceria e l’ipotesi dell’unificazione delle due Nocera. Ad intervenire è Antonio Pecoraro, presidente onorario dell’Arkeoclub Nuceria Alfaterna, storico locale e ispettore onorario del Mibac.
Che ne pensa dell’idea del sindaco di Nocera Superiore di dare alla sua città il nome di Nuceria?
«Ho letto l’articolo “Da Nocera Superiore a Nuceria” uscito su Le Cronache, ma francamente mi sfugge la necessità del citato cambio di denominazione. A dire del Sindaco -cito il testo riportato da Valeria Cozzolino- “l’unificazione territoriale delle Università, divenute liberi comuni con la soppressione della feudalità con denominazione Nocera si rivelò esiziale per gli abitanti dei villaggi superiori per cui venne prodotto il rescritto di separazione e ci fu la conseguente nascita di Nocera Superiore e di Nocera Inferiore». Dubito fortemente che siano state queste le precise parole del Sindaco Cuofano perché non corrispondono alla verità. La soppressione della feudalità fu decretata da Giuseppe Bonaparte il 2 agosto del 1806, ma non determinò affatto una unificazione territoriale delle Università divenute liberi Comuni. Al contrario portò alla separazione reciproca delle stesse, ognuna delle quali dovette eleggere un proprio Decurionato, l’equivalente dell’attuale Consiglio Comunale».
Cosa comportò, dunque, la fine della feudalità?
«Per effetto dell’autonomia amministrativa voluta dai Francesi si ebbero, nella parte alta del territorio nocerino, i seguenti comuni autonomi: Nocera Corpo, il più grande di tutti, che comprendeva tutta l’attuale Nocera Superiore e un terzo circa dell’attuale Nocera Inferiore, per complessivi 9.000 abitanti; Nocera San Matteo, che aveva circa 3.000 abitanti ed era formata dai villaggi di Cicalesi, Piedimonte, Pietraccetta e dai tre casali sorti attorno alla chiesa di San Matteo. In più c’era l’Università di Nocera Sperandei che, avendo appena 313 abitanti, non potette nemmeno eleggere il suo Decurionato e decise di aggregarsi a Nocera San Matteo che prese perciò il nome di Nocera San Matteo-Sperandei»
Da chi dunque Nocera Corpo avrebbe avuto dei torti se era la più grande delle Università Nocerine?
«Perciò ho detto prima che c’è molta disinformazione storica. Ma andiamo avanti. Nel 1837 si costituisce il Comune di Nocera con decreto di Ferdinando II che aveva in ciò seguito alle indicazioni di Francesco Logerot, Intendente (oggi si direbbe Prefetto) di Principato Citra (che oggi è la Provincia di Salerno) il quale gli aveva evidenziato l’assurdità della separazione dei Comuni di Nocera Corpo e Nocera San Matteo i cui abitati erano tra loro intrecciati intimamente, tanto che perfino le loro Case comunali stavano una di fronte all’altra, quasi all’inizio dell’attuale Corso Vittorio Emanuele!».
Ma cosa determinò la divisione del Comune di Nocera?
«Un maledetto furto di terre demaniali! Per capire, dunque, i reali motivi che determinarono, a partire dal 1° gennaio 1851, la divisione del Comune di Nocera in quelli di Nocera Superiore e Nocera Inferiore per mano dello stesso Ferdinando II che ne aveva decretato l’unificazione 16 anni prima, bisogna considerare i fatti del 1848. Quell’anno Ferdinando II fu il primo sovrano italiano a concedere la Costituzione, tanto che Giuseppe Verdi gli dedicò un inno, suonato per la prima volta al San Carlo. Il governo costituzionale napoletano, appena insediatosi, decretò di riaprire le terre demaniali per dare un qualche sussidio alla popolazione indigente. Un provvedimento che in qualche moda anticipava la previdenza statale. Ma quando si andò a riaprire il demanio di Nocera si scoprì che era letteralmente sparito, usurpato dai latifondisti che avevano spostato i confini delle loro terre con la complicità del Comandante delle Guardie forestali, allora dette Guardie silvane. Naturalmente gli usurpatori delle terre demaniali erano convinti di farla franca anche perché avevano fatto sparire il documento col quale nel 1648 la corona spagnola aveva ripartito le terre demaniali tra le Università nocerine. Ma un solerte funzionario dell’Intendenza, Francesco Romaldo, rintracciò copia del documento sottratto dai latifondisti e così il Comune di Nocera, allora unito, fu in grado di denunciare alla magistratura, uno per uno, gli usurpatori delle terre demaniali. I latifondisti si videro ridotti a mal partito e aizzarono contro il Comune i braccianti agricoli. Purtroppo chi tolse ai latifondisti le castagne dal fuoco fu lo stesso Ferdinando II che, su pressioni dell’Austria, ritirò la Costituzione. Un atto gravissimo che fece perdere al re le simpatie dei liberali e rese infuocato il clima politico del momento, al punto che il Decurionato di Nocera non riusciva ad eleggere un Sindaco che non si dimettesse quasi subito. Cosa che fecero, uno dopo l’altro, prima Angelo Sellitti e poi Gregorio Calenda. Si era creato un pauroso vuoto di potere che sarebbe finito solo nel maggio 1850 con l’elezione dell’ultimo sindaco del Comune di Nocera, tal Vincenzo Vietri, semianalfabeta e filo borbonico ad oltranza, che non osò contrastare il regio decreto n. 1960 dell’11 novembre 1850 che divideva il Comune di Nocera! Dunque, furono i latifondisti, primo fra tutti quel Luigi Petti che aveva firmato l’istanza di divisione, ad imporre allo stesso re che aveva voluto unificare il Comune di Nocera, di dividerlo in quelli di Nocera Inferiore e Nocera Superiore, di modo che le terre da loro usurpate cadessero tutte nel novello Comune di Nocera Superiore dove c’erano appunto i loro latifondi! Quando il dott. Giulio De Angelis, primo Sindaco di Nocera Superiore, si rese conto di come erano veramente andate le cose, fece votare dal suo Decurionato la soppressione del Comune di Nocera Superiore e la conseguente unione con quello di Nocera Inferiore. Una unione che fu però impedita dalla prefettura di Salerno, controllata dal capoluogo provinciale, appunto Salerno, che temeva di avere a poca distanza da sé una città popolosa ed economicamente forte come sarebbe stata Nocera unita. Questa è la verità storica e con questa bisognerà confrontarsi al momento opportuno».