“Il Ministero della Pubblica Istruzione deve risarcire i danni cagionati ai bambini”. Primo round, dopo un attesa durata sei anni, davanti al Gup del Tribunale di Salerno, Donatella Mancini, per i raccapriccianti episodi verificatisi all’asilo di Coperchia. Ieri, uno dei legali difensori delle famiglie costituitesi parti civile, Cecchino Cacciatore, ha chiesto la citazione del responsabile civile del Ministero della Pubblica Istruzione. Accuse pesanti per i sei indagati coinvolti nella delicata e triste vicenda di abusi e violenze sessuali nei confronti dei bimbi dell’asilo di Coperchia. Rischiano di finire a processo, su richiesta di Maria Cristina Giusti, due bidelli della materna A.A., arrestato ma scarcerato dopo soli 19 giorni dal Riesame, e A.L., ai due addetti alle pulizie L. D. e A.R., all’impiegato amministrativo P.A. e all’insegnante C.F. . La vicenda, dopo gli appelli dei genitori dei bambini coinvolti e le critiche nei confronti degli inquirenti per la lentezza delle indagini. Riavvolgendo il nastro la raccapricciante vicenda si sviluppa in una scuola materna della frazione Coperchia di Pellezzanio tra il 2008 e fino al dicembre del 2009. L’incheista, condotta dal pubblico ministero Maria Cristina Giusti, vede coinvolte sei persone accusate di abusi e violenza sessuale nei confronti di 17 minori. Agli indagati viene contestato anche il reato di pedopornografia. In particolare, pare, che gli indagati usassero violenza nei confronti dei bambini costringegoli a subire e a compiere atti sessuali contro la loro volontà, anche con l’uso di giocattoli sessuali e simulando giochi apparentemente innocui ma consistenti in atti sessuali. Inoltre, secondo l’accusa, sembra che gli indagati minaccciassero i minori di fare del male ai loro genitori nel caso in cui avessero raccontato agli stessi quanto avveniva alla scuola. Tra l’altro, sembra pure che gli indagati partecipassero alla realizzazione ed al commercio di filmettini e fotografie pedopornografiche realizzati proprio con molti dei bambini abusati e ciò al fine della diffusione e della divulgazione. Da rilevare che una delle vittime di queste particolari attenzione da tempo è impegnato in sedute terapeutiche presso uno psicologo per recuperare l’utilizzo della parole. La terapia seguita ha fatto registrare piccoli progressi ma il percorso di recupero è ancora lungo ed il ragazzino, e la sua famiglia, difficilmente dimenticheranno quanto accaduti in quei mesi laddove dovrebbero insegnare educazione ed aiutare i piccoli a relazionarsi con il prossimo. A giugno l’avviso di chiusura indagini. Dopo sei lunghi e tormentati anni, tra polemiche ed illazione, è arrivata la richiesta di rinvio a giudizio con la fissazione dell’udienza preliminare. Gli imputati, tranne la maestra, sono accusati di violenza sessuale di gruppo e di pedopornografia. L’udienza è stata aggiornata al 25 febbraio. Non è da escludere che gli indagati decidano di scegliere di essere giudicati con un rito alternativo.
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