Demolizione di tutte le opere abusive ed il ripristino dello stato dei luoghi. Pene più severe e soprattutto abbattimento delle strutture realizzate nel Parco del Fuenti dalla famiglia Mazzitelli. Questa la richiesta avanzata da Carmine Olivieri, procuratore generale e titolare dell’inchiesta, che ha chiesto anche un aggravamento della pena. Nello specifico la condanna per il capo C (abuso d’ufficio e falso ideologico) per il quale i quattro imputati erano stati assolti in primo grado. Nello specifico il pg ha chiesto la condanna ad un anno e sei mesi in continuazione di reato con la condanna a nove mesi stabilita in primo grado per Maria Teresa Mazzitelli e Massimo Adinolfi ed ottantamila euro di multa. Un anno all’architetto Olindo Manzione e la conferma della pena di primo grado per l’ingegnere Alberto del Flammineis. Il pg, senza entrare nello specifico e richiamando i motivi d’Appello a sostegno della tesi esposta davanti ai giudici della Corte d’Appello, ha “censurato” la decisione dei giudici di primo grado che si sarebbero soffermati più sull’opportunità che sulla legittimità dell’opera. In primo grado i quattro imputati avevano incassato l’assoluzione per i reati principali e nove mesi di condanna per difformità edilizia. Questa in sintesi la decisione dei giudici della Seconda sezione penale del Tribunale di Salerno (presidente Eva Troiano, Perrotta e Sorrentino a latere). Si chiude, almeno in primo grado, la complessa vicenda legata al restauro del Fuenti. Inchiesta per la quale erano finiti a processo l’architetto Maria Teresa Mazzitelli, il titolare della ditta esecutrice dei lavori, l’ingegnere Alberto de Flammineis, il progettista ingegnere Massimo Adinolfi, l’architetto Olindo Manzione, responsabile dell’ufficio tecnico del comune di Vietri sul Mare E’ stato inoltre disposto il dissequestrato del Parco del Fuenti. Ricordiamo che il 30 settembre 2010 la Guardia di Finanza sequestrò l’intera area per una presunta speculazione edilizia. Dopo una breve replica dell’avvocato difensore della Mazzitelli, Federico Conte, e dell’avvocato Felice Lentini, difensore del progettista Adinolfi, il tribunale si è ritirato in Camera di Consiglio e alle 14 ha letto la sentenza che ha assolto tutti gli imputati. Uniche contravvenzioni (da qui la condanna a nove mesi) comminate, quelle per la difforme installazione della struttura lignea dello stabilimento balneare, che era ancorato alla roccia con il supporto di plinti in cemento armato, anziché pali infissi nella sabbia. Il processo in Appello è stato aggiornato al primo febbraio per le arringhe dei legali difensori.
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