Di Adriano Falanga
Nuovo documento contro Pasquale Coppola sottoscritto dalla maggioranza. Si va, forse, verso la revoca del presidente del consiglio comunale. A Coppola, ancora una richiesta di delucidazioni riguardo la convocazione del consiglio comunale, chiesto prima per il 26 ottobre e poi al 3 novembre. Richieste disattese perché il presidente ha deciso di fissarlo il giorno 17, prendendosi tutti i giorni utili che lo Statuto gli concede. E’ la terza missiva questa, un botta e risposta tra chi sostiene un’anomalia sulla prassi seguita nella convocazione del consiglio (solitamente entro cinque giorni, sostengono dalla maggioranza) e chi invece ritiene di aver seguito l’iter previsto dallo Statuto. In realtà la questione nasce tutt’attorno alla Decadenza del sindaco, tema non previsto nella conferenza dei capigruppo del 22 ottobre e “apparso” invece il giorno 27, in una diversa riunione dei capigruppo. In questa sede, spiegano i consiglieri di maggioranza, al presidente Coppola e alla minoranza è stata fornito ogni chiarimento sulla questione decadenza e ricorso del sindaco al Tar, e fatto presente che c’era urgenza sulla questione Pip, per l’approvazione della convenzione con la nuova società di trasformazione urbana guidata dal neo amministratore Felice Ianniello.
Coppola ha ribadito che nessuna richiesta d’urgenza è stata mai “protocollata”, e quindi di essere nel giusto. “E’ prassi consolidata del presidente convocare la seduta consiliare entro 5 giorni” la replica dei consiglieri di maggioranza. Da un punto di vista procedurale, tutto lascia pensare che Coppola abbia seguito alla lettera lo Statuto, e che il “cartaceo” prodotto contro di lui servirebbe alla maggioranza e al sindaco per dimostrare la mancata collaborazione, indicata dallo Statuto, tra il primo cittadino e il suo presidente del consiglio. Il ragionamento è: vero è che Coppola ha una sua autonomia istituzionale, ma è anche vero che questa segue di pari passo la volontà del governo cittadino. E su queste basi si dovrebbe arrivare non ad una mozione di sfiducia, ma alla Revoca. La revoca è contemplata dalla Legge n. 241/1990 ed è un atto amministrativo. In parole semplici, basterebbe una semplice delibera consiliare per revocare l’incarico al presidente del consiglio comunale, a differenza della mozione di sfiducia, dove è richiesto il voto anche di parte della minoranza. Essendo questa una figura istituzionale e non politica, le motivazioni per la revoca devono essere necessariamente istituzionali, e non basta la venuta meno fiducia della maggioranza.
La Giurisprudenza sull’istituto della Revoca rimanda allo Statuto, e questi a Scafati prevede solo la mozione di sfiducia. Ci sono però diverse sentenze di Tar che hanno convalidato il deliberato consiliare quando sono emersi, e provati, validi motivi attestanti la mancanza di ruolo super partes del presidente del consiglio comunale. E’ qui che entrano in gioco le ripetute missive nei riguardi di Coppola, perché si vuole dimostrare che questi agisce senza considerare la volontà amministrativa (e non politica) della maggioranza. Coppola avrebbe dovuto tenere in considerazione le indicazioni di sindaco e consiglieri, e convocare l’assise secondo queste, e non a sua arbitraria scelta. Questa la tesi. Il tutto è frutto di supposizioni, ovviamente. L’unica certezza è lo scontro che si consumerà in aula, il 17 novembre sarà certamente una data che la politica scafatese ricorderà molto tempo.