Chiedono lo sconto di pena Romano e Gerardo Mastrolia, padre e figlio, attualmente agli arresti domiciliari per associazione a delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. In occasione della prossima udienza, davanti al giudice del Tribunale di Brescia, sarà discusso il rito abbreviato. Il pm titolare dell’inchiesta aveva chiesto sia per il sessatansettenne che per il trentacinquenne il giudizio immediato. L’inchiesta è quella della compravendita di falsi contratti di lavoro scoperta in Lombardia dalla Squadra Mobile che portò all’arresto di nove persone di nazionalità estera (senegalesi, kosovari, pachistani e indiani). Per gli inquirenti padre e figlio erano a capo del sodalizio criminale che, attraverso artifizi e documenti falsi, consentiva l’ingresso e la permanenza di stranieri in Italia. Tale presunta attività illecita la gestivano con i correi stranieri attraverso un’agenzia di intermediazione che Gerardo Mastrolia gestisce a Bergamo dove vive. L’indagine che ha portato alla scoperta del giro di falsi contratti di lavoro, è partita da un’attività di intercettazione della Mobile di Cuneo (alle indagini ha collaborato anche la Mobile di Salerno) su alcuni componenti di una gang dedita alla prostituzione tra Piemonte e Lombardia. Ascoltando le conversazioni di uno degli indagati stranieri, i poliziotti hanno scoperto il “sistema” delle pratiche illegali. Partirono così le indagini (coordinate dalla Dda di Brescia) sul giro dei falsi contratti, iniziando ad intercettare anche le utenze dei Mastrolia. Padre e figlio, attraverso gli altri indagati, rappresentanti di loro connazionali, seguivano l’iter per l’ottenimento dei nulla osta all’ingresso in Italia, per le istanze di emersione dal lavoro sommerso e per il rinnovo del permesso di soggiorno. Per gli inquirenti i Mastrolia si preoccupavano di procurare i falsi contratti di lavoro, quando gli stranieri non ne avevano uno regolare. Determinanti per il piano accusatorio nei confronti dei due legali ebolitani sono le dichiarazioni rese dagli immigrati alla polizia. A distanza di sette mesi padre e figlio sono ancora agli arresti domiciliari. L’avvocato difensore, Nicola Naponiello, ha chiesto ed ottenuto l’ammissione dei suoi assistiti al rito alternativo. Per il 27 novembre è stata fissata l’udienza.
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