«Io non sono Brad Pitt, lui non è George Clooney. Se non siete esigenti da un punto di vista estetico, vi faremo impazzire». Con questa punta di ironia Vincenzo De Luca ha ufficializzato il suo accordo a Bersani alle prossime primarie strappando l’applauso più fragoroso della serata.
E il segretario da parte sua ha assicurato che «il nostro governo farà leva sull’apporto degli amministratori». Si spalancano, quindi, le porte di Roma per il sindaco di Salerno per il quale, molto probabilmente, in caso di una vittoria del centrosinistra ci sarà un posto se non come ministro, almeno come sottosegretario, pur restando fedele al suo mandato come sindaco del comune capoluogo. E il suo ruolo sarà fondamentale per far ripartire il Mezzogiorno. «Parte da qui, dal Sud il programma per l’Italia», ha dichiarato il segretario. Non a caso in più di una volta, nel corso del dibattito, si è parlato della «svolta di Salerno».
Ma andiamo con ordine. Il segretario del Pd è arrivato in città intorno alle 18.45, prima di fermarsi al Grand Hotel, ha puntato dritto al Comune di Salerno dove ad attenderlo c’era De Luca. Il colloquio è durato poco meno di mezz’ora e, probabilmente, è stato l’occasione per mettere a punto l’accordo ufficializzato nel corso della convention. Qui i due sono arrivati separatamente intorno alle 19.20. Il primo ad entrare in sala è stato Bersani, subito dopo De Luca accolto dalla voce di Gianna Nannini, la stessa canzone che ha caratterizzato la sua ultima campagna elettorale alle amministrative. Inutile dirlo, l’applausometro ha premiato il sindaco di Salerno. Sul palco un grande manifesto con la scritta «Cambiare tutto», lo slogan delle regionali che De Luca ha deciso di far valere anche per queste primarie e per il futuro governo.
Quindi, si è partiti con il dibattito, diversi i temi trattati a volte interrotti da qualche contestazione.
Moralità. Lo spunto per parlare di questo tema è stato il caso Lazio. «Se dovessi ragionare per quanto riguarda la provincia di Salerno, altro che Lazio. Qui l’istituzione è ridotta ad un mercato, la Provincia di Salerno è un discount. Nel giro di tre anni abbiamo avuto 32 assessori. E tutti quelli che escono vanno a prendere altri incarichi, soprattutto nell’Asl. Non ho avuto piacere che la Polverini abbia concluso così la sua esperienza, ma alla fine sembrava quasi che dovessimo darle la medaglia al valor civile. E poi queste finte dimissioni… Non ci vuole niente, basta una firma. La Polverini partecipa della difficoltà di firma della Regione Campania. Qui non si muove una foglia, una firma richiede un impegno intellettuale e amministrativo di un anno e mezzo. Occorre un riequilibrio delle istituzioni, per questo dico che è stato un errore la modifica del Titolo V della Costituzione. Nelle Regioni oggi c’è il massimo del burocratismo e del clientelismo. Si consentono di fare cose inimmaginabili. Una prima svolta è avere istituzioni che decidano. Da Salerno deve partire una svolta sul piano istituzionale e politico. Ecco cosa occorre: dare centralità ai Comuni; riequilibrare i poteri; innovare la pubblica amministrazione; avere un quadro istituzionale favorevole allo sviluppo; rinnovare tutto con coraggio. Soprattutto, basta con le Province, si devono ridurre le loro funzioni a tre cose: assetto idrogeologico, protezione civile, tutela delle coste». Bersani si è detto d’accordo nel proporre una «svolta radicale» sul piano delle istituzioni e della moralità e ammette che «qualche errore lo abbiamo fatto anche noi. C’è stata una rincorsa confusa e abborracciata». E se ammette che bisogna modificare il Titolo V della Costituzione aggiunge che c’è bisogno di «pulizia nelle istituzioni» e questo significa legge anti-corruzione e legge sui partiti perchè «le cose che abbiamo visto in questi giorni non devono più succedere».
Mezzogiorno. De Luca ha ribadito idee già espresse in altre occasioni ovvero che «il Sud è stato massacrato, rapinato, hanno distrutto il futuro dei nostri figli». Per il sindaco bisogna invertire la tendenza perchè con questa condizione di crisi si mettono «interi territori nelle mani della camorra organizzata» Per il sindaco «non è un problema di contributi o di agevolazioni», ma c’è bisogno di garantire «efficienza, sicurezza e umanizzazione dei quartieri» se si vogliono convincere gli imprenditori ad investire al Sud. «Da qui – ha urlato alla platea – vogliamo dire che siamo pronti ad accettare qualsiasi sfida di efficienza, vogliamo avere la possibilità di amministrare senza questa palude burocratica. Il Sud ha bisogno di essere accompagnato da uno Stato dinamico. Voglio parlare con i colleghi del Nord senza lamentarmi e questuare. Bisogna responsabilizzare la classe dirigente. Al Sud lo Stato non c’è come autorità che sanziona l’illegalità, non c’è come serietà per cui si tutelano i diritti dei cittadini a prescindere dai partiti. Il Sud per lo Stato è sempre stato un bottino di guerra per finanziare clientele e partito. Dobbiamo essere capaci di testimonianza di rigore, di militanza, di dedizione. Dobbiamo insegnare ai nostri figli non come piegare la testa a chi di volta in volta ha il potere, ma come alzarla per avere dignità». Bersani ha mostrato di condividere in pieno il “De Luca pensiero” fino ad annunciare che «parte dal Sud il programma per l’Italia. Dobbiamo trovare una chiave meridionalista che riesca a parlare in tutto il paese e abbiamo bisogno di protagonisti che portano in giro questo verbo anche al Nord».
Primarie. Parlare di primarie ha significato per il primo cittadino anche ribadire le sue critiche al partito, ma è stata anche l’occasione per ufficializzare il suo appoggio a Bersani. «Non condivido la scelta della segreteria – annuncia subito – L’avventura delle primarie mi sembra surreale. Siamo partiti per una campagna senza sapere quale sarà la legge elettorale, chi può partecipare alle primarie e senza un regolamento approvato dalla Curva Sud (il consiglio nazionale del Pd ndr)». De Luca dichiara la sua contrarietà ad una modifica dello statuto. «Comprendo la situazione – dice – capisco che c’era una situazione di assedio, capisco che è stato un atto di generosità, ma le regole si rispettano». Quindi la critica che sembra indirizzata a Renzi anche senza nominarlo. «Sembra una discussione di un congresso senza che sia stato indetto il congresso. Capisco che i piani si intrecciano, ma non sovrapponibili». Ma De Luca non si ferma qui. «Chiunque parli di rinnovamento deve mettersi dieci passi dietro De Luca» anche se ammette che data la pesantezza del partito «alla fine sembra liberatorio qualsiasi atto di rottura». De Luca chiede «un rinnovamento radicale del gruppo dirigente del partito» che non significa semplicemente ricambio generazionale ma un rinnovamento di sostanza che passa attraverso innanzitutto un legame profondo tra il gruppo dirigente e il territorio che «conosca le fatiche della vita» perchè «si possono avere anche 30 anni ed essere una mezza pippa». Il ricambio non dovrà riguardare solo il partito ma anche «chi ha avuto funzioni di governo perchè c’è bisogno di aria fresca». Il sindaco invita a non involgarire il dibattito delle primarie, la cui conseguenza sarebbe solo quella di «immettere tossine» nel partito e scherza con Bersani sul suo modo di vestire e di porsi. «Neanche possiamo presentarci come ti presenti tu», dice sorridendo ed invitandolo ad abbandonare il sigaro e l’andatura alla John Wayne. E finalmente afferma: «Io non sono Brad Pitt, lui non è Gerge Clooney. Se non siete esigenti da un punto di vista estetico, vi faremo impazzire». Loda quindi Bersani per la sua «serietà e moralità» e invita poi i militanti a «fare le loro valutazioni in piena serenità» perchè «saremo tutti militanti, qualunque sia l’esito». Bersani non può che annuire e sorridere, ha incassato un prezioso appoggio ma non gratis. «Nel nostro governo faremo leva sull’apporto degli amministratori», promette e poi rivolgendosi a Renzi ricorda che «va bene tutto ma non accetto che un dirigente esca dal nostro campo di valori: uguaglianza, libertà e lavoro. Non dimenticate la nostra storia, i nostri valori, perchè non possiamo diventare un partito di plastica».
Dopo solo applausi e un bagno di folla.